“Le parole sono importanti” di Alessandro Zaltron [VIDEO]

Copertina ZaltronDopo una pausa di qualche giorno, complice anche lo stop pasquale, eccomi di nuovo qui a condividere le considerazioni sui libri che leggo.

E questa volta è il turno del nuovo lavoro di Alessandro Zaltron, “Le parole sono importanti”, edito da Franco Angeli.

Dello stesso autore avevo già letto “Guru per caso” (scritto a quattro mani con Demetrio Battaglia), “Crociera e delizia” e “¡Viva Maria!” e ne ho sempre apprezzato lo stile agile, condito di sottile ironia e arguzia.
Stile che – ormai ne sono quasi convinta – penso sia una caratteristica peculiare dell’autore.

Infatti leggendo il suo ultimo lavoro, che si colloca nell’area della manualistica, ho ritrovato le medesime affilate peculiarità.
Unite ad uno stile insolito di trattazione dell’argomento: la lingua italiana ed il suo utilizzo.
E penso non sia un caso che lo stesso autore definisca il suo ultimo libro un “manuale pop”.

“Pop” forse per il ritmo (a tratti saltellante e sincopato) e per le argomentazioni attorno all’utilizzo della nostra lingua (argomentazioni che – sempre secondo me – mescolano diversi stili che vanno dal racconto, al vocabolario, al libro di grammatica…).

Leggendolo ho sorriso (ho anche sogghignato, se è per questo), sono rimasta perplessa, ho imparato cose nuove e – spesso – mi sono sentita colta con la mano nel vasetto di marmellata (ho trovato diversi “svarioni” nei quali scivolo con sistematicità…)
Tutto ciò lasciando da parte i miei avvitamenti linguistici che spesso spiazzano chi legge e potrebbero far venire l’orticaria allo stesso Zaltron…

Lo considero un libro da leggere in diverse modalità: ad una prima lettura discorsiva, possono esserne associate successive mirate a specifici aspetti.

Costellato di “chicche” linguistiche (bello lo “Sciocchezzario” al termine del libro, che raccoglie e critica con ironia tante espressioni linguistiche che usiamo senza accorgercene), è – secondo me – uno di quei libri da tenere sempre a portata di mano e da consultare all’occorrenza.

Il libro in due parole?
(Molto) divertente ed (assai) istruttivo.

Buona lettura!

“#Luminol” di Mafe De Baggis [VIDEO]

foto per blog

Sono in ritardo sulle tabelle di marcia, lo so.
Complice un raffreddore geneticamente evoluto che mi perseguita da una settimana e non ha intenzione di mollarmi, son giorni che avanzo a metà regime.
Tossicchiando e starnutendo.
Conseguenza? Ritardo sul “sacro calendario” di pubblicazioni che ho intenzione di seguire per alimentare questo blog.
Pazienza… Pian-piano mi rimetto in pari.

Ma veniamo al libro della settimana (scorsa…): “#Luminol. Tracce di realtà rivelate dai media digitali” scritto da Mafe De Baggis (edito da Informant).

Ho conosciuto Mafe De Baggis al corso Dieci Cose che si è tenuto a Milano un anno fa (qui e qui gli Storify delle due giornate intense ed istruttive).
Lei era una delle relatrici coinvolte e da allora ho iniziato a seguirla sui social.
Lì mi sono accorta che ogni tanto utilizza(va) l’hashtag #luminol quando si cimenta(va) nell’analisi di fatti digitali, svelando e analizzando ciò che si cela dietro determinati eventi.
Proprio come fa la Polizia Scientifica quando arriva sulla scena del delitto, che usa il “luminol” per cospargere l’ambiente e rivelare ciò che l’occhio umano non riesce a cogliere (dichiara la stessa autrice).

E’ stata quindi inevitabile la curiosità che mi ha spinto a leggere l’omonimo libro, pubblicato di recente.

Ebbene per me si tratta di una lettura molto piacevole e molto ricca.

E’ uno libro che definirei “ad albero” (etichetta che a me piace tanto): rappresenta un punto di partenza da cui puoi inoltrarti nell’approfondimento delle questioni trattate al suo interno.
E tutto ciò è possibile grazie alle numerose citazioni ed ai riferimenti che l’autrice utilizza per farti ragionare attorno all’ampia (e dibattuta) questione del web, dei social network e delle condivisioni.

Nel mentre leggevo, spesso mi sono ritrovata a riflettere (e ad annuire).
Da migrante digitale (quale io mi considero), avanzando nelle pagine, ho avuto modo di (ri)vedere cosa (e come) era prima della “rivoluzione digitale” e di vedere cosa (e come) è adesso.
E’ stata una occasione per fare mente locale su come andavano le cose prima dell’avvento di questa sorta di “nuova era”.
Ed è stata l’occasione per scoprire tante nuove strade da esplorare con fiducia.

Libro consigliato.
Soprattutto per chi ha ancora dei timori nell’utilizzo degli strumenti che questa tecnologia sempre più avanzata ci mette a disposizione.
Utile anche per tutti quei “dinosauri” e “migranti” (digitali) che hanno il loro bel da fare anche nell’approccio emotivo alla questione (che provoca diffidenza).

Da leggere e – da lì – partire con gli approfondimenti.
(Nel mentre ho acquistato anche un testo citato dall’autrice, per andare ad indagare alcuni temi trattati: “L’orologiaio cieco” di Richard Dawkins.)

[PS: martedì scorso ho partecipato ad un’altra edizione di Dieci Cose dedicato al “Social Thinking” e al “Digital PR” con docenti Mafe De Baggis e Rocco Rossito. Per chi vuole, qui il link allo Storify realizzato da Giusy Congedo.]

Qui sotto la video riflessione proveniente dal canale You Tube.

“Fare blogging” di Riccardo Esposito [VIDEO]

Blogging
I primi appunti scritti dopo le prime pagine lette del libro “Fare Blogging”

Si dice che una immagine vale più di mille parole…

Se è veramente così, l’immagine qui sopra è emblematica (per me) dei ragionamenti che ho iniziato a fare su questo blog, appena ho iniziato a leggere il libro di Riccardo Esposito “Fare blogging”.
Sin dalle prime battute è stato un susseguirsi di domande e riflessioni.

Cosa può diventare (il blog), cosa voglio fare io (essendo un blog personale)…
Verticalizzazione sì, verticalizzazione no…
Collimazione di competenze, conoscenze, informazioni acquisite…
Informazioni? Riflessioni? Altro?
Forzare la trasversalità, oppure no. Oppure – ancora – sfruttarla per fornire “qualcosa”.

Mille domande, mille dubbi (nella accezione positiva del termine)…
Neuroni che si “muovevano” (e si muovono ancora, ora che ho finito il libro), brainstorming continui con se stessi…
Armata di taccuino e penna, rispettando la tradizione dello scrivere a mano prima che con mezzi digitali (per rinforzare il processo neurologico, così dicono).
Sfruttando tutti i tempi possibili: in treno, a piedi, nei tempi di attesa, a casa…

Prima di iniziare il libro, seguivo già il blog dell’autore e ne ho sempre apprezzato i contenuti: scritti in modo molto semplice e comprensibile.
Quindi leggere questo libro è stato come proseguire un discorso iniziato in rete, approfondendolo.
Ed è stata una conferma di competenza, di semplicità di linguaggio e di approccio.

L’ho trovato un libro per tutti.
Senza tecnicismi che possono intimorire.
Utile – secondo me – per chi è titubante sull’argomento (e indeciso se aprire un blog o meno): ti prende per mano e ti aiuta a capire, a muovere i primi passi.
Utile anche per blogger “dilettanti”, che curano spazi virtuali per passione (il mio caso, per esempio): personalmente ho trovato spunti per focalizzare, e ho trovato indicazioni tecniche che possono servire a gestire il “mare magnum” delle informazioni in rete (che possono portare tanto fuori strada!).

Se dovessi riassumere tutto questo in due parole chiave, direi che si tratta di un libro “vivace” e “pragmatico”. Consigliato.

Di seguito la videoriflessione dove approfondisco un po’ il discorso…

“Raccontarsela” di Alessandra Cosso [VIDEO]

Il libro di Alessandra Cosso, dal titolo (sibillino) “Raccontarsela”, è un concentrato di come il nostro modo di “raccontarci” (e “raccontarcela”, appunto) influisce su noi stessi e sull’ambiente che ci circonda (influenzando la percezione che gli altri hanno di noi).

Ho trovato questo libro veramente molto interessante: un excursus denso ed esaustivo nelle teorie della linguistica, delle neuroscienze e di altre discipline collegate, utili a focalizzare il lettore sulla importanza e la potenza che il linguaggio riveste.
Linguaggio (scritto e verbale) che usiamo ma che è stato “usato” (e viene “usato”) anche su di noi e contribuendo alla nostra formazione caratteriale e culturale.

Considero questo lavoro di Alessandra Cosso come uno di quei libri ad albero”: parti dalla sua lettura (e dalle citazioni ampiamente supportate da una ricca bibliografia), per poi proseguire in approfondimenti autonomi che ti fanno esplorare nuove strade, facendoti scoprire percorsi nuovi ed interessanti.

Lo consiglio. Caldamente.
Per i contenuti ed anche per la semplicità e la fluidità del linguaggio usato. (Che non è poco in testi di questo tipo, dove è facile scivolare nella complessità della spiegazione)

Per chi vuole, qui sotto la videoriflessione (durata 6 minuti circa).

Buona lettura e alla prossima!

“Partire dal perché” di Simon Sinek [VIDEO]

Il libro di Simon Sinek “Partire dal perché”, scritto nel 2009, arriva da noi con qualche anno di ritardo (pubblicato di recente in edizione italiana da Franco Angeli).
Questo – secondo me – lo penalizza un po’, facendolo risultare superato per certi aspetti: negli esempi (case history) ed in alcuni concetti espressi.
Inoltre, come mi capita spesso di vedere in tanti testi di formatori di scuola americana, i concetti vengono ripetuti più e più volte all’interno del testo, appesantendolo e rendendo un po’ faticosa (ed anche un po’ noiosa) la lettura.
E forse sono questi i motivi che hanno fatto sì che non mi abbia convinto totalmente (pur essendo interessante l’idea di partenza).

Se fossi al posto dell’autore prenderei in seria considerazione una revisione del testo, che potrebbe essere aggiornato nei case history (ad essere sinceri non se ne può più dei soliti esempi di Apple, Southwest Airlines, ecc.), snellendo la struttura ed integrandola con nuovi studi e nuove riflessioni.

Peccato, perché il concetto del “perché faccio quello che faccio” è un argomento molto importante e di grande interesse, che meriterebbe una trattazione accurata e sviluppata su diversi livelli (dal libero professionista alla azienda di varie dimensioni).
A maggior ragione al giorno d’oggi dove regna molta confusione ed incertezza.

Per chi desidera, qui sotto la videoriflessione (della durata di 15 minuti circa) dove cerco di esporre in modo più articolato i motivi per cui il lavoro di Simon Sinek mi ha lasciato un senso di perplessità.

Una bella definizione di leadership

Sto leggendo il bel libro di Alessandra Cosso dal titolo “Raccontarsela” ed ho incontrato una bella definizione di leadership.

Mi sono emozionata nel leggere queste righe .
Forse perché è un concetto che sento e condivido profondamente, e sulla quale sto lavorando duramente (su me stessa).

Ecco di seguito lo stralcio:

“[…] l’idea del leader come il capo che comanda, e che deve saper dare risposte, è sempre meno funzionale al nuovo modo di essere delle organizzazioni, che richiedono persone capaci di guidare, facilitare le relazioni e usare le domande per esplorare una realtà sempre cangiante.
[…] un potere inteso più come avere potenza, poter esserci, saper creare relazioni, connettere, esplorare possibilità.
[…] il saper stare nel presente, “esserci” e creare l’esperienza di visualizzazione condivisa.
Avere carisma […] deve invece andare nella direzione di mettersi al servizio, dare senso e significato al fare collettivo, tenere in rotta e in formazione, favorire collaboratività; mentre la mistica del potere è passata dal sentirsi un dio ad avere la capacità di riconciliarsi con il proprio limite.
[…] Ai nuovi leader è chiesto di essere una cosa difficilissima: se stessi.

Una definizione che fa il paio con quanto raccontato nel libro di Magnus Lindkvist, “Quando meno te lo aspetti”.
Un altro libro che mi è piaciuto moltissimo e che ho letto questa estate.
E che consiglio caldamente di leggere.

Letture estive [VIDEO]

Questa estate, nelle due settimane di vacanza, ho letto in un modo quasi patologico-bulimico.
Sì, perché – mi vergogno a dirlo – ho letto più o meno sei libri…
“Più o meno” perché ne ho conclusi due, che avevo in corso, e ne ho letti altri quattro.
E mi sono destreggiata tra generi diversi, per diversificare un po’.

Così ho letto “L’hotel dei cuori infranti” di Deborah Moggach, “Una cosa divertente che non farò mai più” di David Foster Wallace, “La ragazza dei cocktail” di James M. Cain, come libri di narrativa; alternati a testi stile manuali/saggi quali “Web 3.0” di Rudy Bandiera, “Quando meno te lo aspetti” di Magnus Lindkvist e “Da cosa nasce cosa” di Bruno Munari.

Tutti testi scorrevoli (alcuni più, alcuni meno) e piacevoli da leggere.
Alcuni mi sono piaciuto di più, altri di meno. Come penso sia normale. (Anche se leggo in modo bulimico…)

[Immagine di copertina tratta da indie-handmade.blogspot.com]

“Talk like TED” di Carmine Gallo [VIDEO]

A “breve giro di posta” (come si suol dire) rispetto al precedente post pubblico qualche riflessione sull’ultimo libro letto: “Talk like TED”, scritto da Carmine Gallo (già autore di un best seller sullo stile di presentazione del compianto Steve Job).

Ho impiegato due settimane per leggerlo (contravvenendo quindi alla regola “un libro a settimana”), perché ho scelto la sua versione originale (che poi ho scoperto essere allo stato attuale l’unica in circolazione, essendo di recentissima pubblicazione).
Sicuramente un buon metodo per esercitarsi con l’inglese (il testo è abbastanza comprensibile), ma – chiaramente (almeno per me) – più lento nell’avanzamento.

Il libro mi è piaciuto molto perché coniuga due interessi che mi sono cari: il public speaking e TED (il cui bellissimo sito/blog non riesco a seguire come vorrei).
E mettendo assieme queste due aree, l’autore riesce a costruire un lavoro sulla comunicazione con strumenti, spunti e suggerimenti per renderla più efficace.
Come lo fa?
Analizzando proprio alcuni degli speech più famosi della manifestazione (quelli che hanno ottenuto tra il più alto numero di visualizzazioni) sia da un punto di vista contenutistico, sia – soprattutto – da un punto di vista di stile espressivo.

Un libro interessante e vivace, la cui particolarità è proprio legata alla presenza dei Talk che lo distingue dai soliti libri triti-e-ritriti sul public speaking (di cui il mercato è pieno).

Se volete leggervelo in lingua originale, è disponibile anche su kindle (la versione che ho letto io).
Altrimenti spero che nell’arco di pochi mesi sia disponibile anche la traduzione in italiano.

Suggerimento: segnarsi i Talk menzionati per visionarli – se non in corso di lettura – in un secondo tempo (con calma) per apprezzarli e studiarli anche da un punto di vista tecnico.

Buona lettura!

[Immagine di copertina tratta dal sito newsana.com]

“Crociera e delizia” di Alessandro Zaltron [VIDEO]

Anche se il blog è rimasto un po’ indietro, le videoriflessioni continuano.
Videoriflessioni che vengono pubblicate sul canale You Tube (ormai quasi una sorta di video-blog) e che accompagnano step-by-step l’avanzamento del progetto “Un libro a settimana”.

Quella che segue è la videoriflessione del libro di Alessandro Zaltron, “Crociera e delizia” (una parafrasi del motto “croce e delizia”): un divertente taccuino di viaggio (e di appunti) di una crociera. Accompagnato da osservazioni e riflessioni argute ed ironiche che ti fanno sorridere (e sogghignare).

Leggendolo ho spesso ripensato alle impressioni di amici che hanno fatto l’esperienza di una crociera su questi giganti dei mari.
E su questo piccolo e divertente libretto (di circa una sessantina di pagine) ho trovato molte conferme, che hanno rinforzato la mia refrattarietà a questo tipo di viaggi (non fanno decisamente per me).

Il punto di forza di questo mini-racconto è proprio la brevità, che mantiene la freschezza narrativa, senza mai ripetersi e dandoti ad ogni pagina motivo di divertimento intelligente.

A questo punto cedo il passo alla videoriflessione, augurando buona visione (del video) e buona lettura (per chi deciderà di trascorrere qualche ora in compagnia delle parole scritte dall’autore).

[L’immagine del post è tratta dal sito Vanity Fair e rappresenta la copertina del libro]

 

“Jony Ive. Il genio che ha dato forma ai sogni Apple” [VIDEO]

$_35Un paio di settimane fa ho letto il libro scritto da Leander Kahney sulla figura di Jonathan Ive, il celebre “master-designer” di Apple.
L’uomo che ha creato gli oggetti della celebre casa, rendendoli unici e dipingendo una nuova visione dei device elettronici.

Avevo già letto un altro libro di Leander Kahney (“Nella testa di Steve Jobs”), ma non mi aveva entusiasmato: forse si parlava da troppo tempo della figura di Jobs e cominciavano a circolare notizie, studi e considerazioni via-via sempre più scontate.

Stavolta invece sono rimasta piacevolmente sorpresa: vuoi per la figura raccontata e vuoi anche per la evidenziazione di alcune caratteristiche salienti, già note ma ben raccontate e trattate.

Prima di tutto la attenzione di Jony Ive per la semplificazione: una passione difficile da perseguire perché per semplificare bisogna togliere, ridurre e ottimizzare. E non è così facile come sembra anche se lui ci riesce egregiamente.
Una sorta di ossessione, la sua, che lo accompagna fin da prima del suo ingresso in Apple e che creerà quello stile che ha reso inconfondibile gli oggetti prodotti dalla casa di Cupertino.

Poi la nota attenzione per il cliente. In particolare per l’esperienza utente.
Una attenzione che esplora come l’essere umano interagisce con gli oggetti e arriva a studiare anche l’esperienza dell’aprire le scatole che contengono i dispositivi Apple (ricordo ancora la scatola che conteneva l’iPhone).

Il tutto perseguendo la bellezza delle forme. L’estetica degli oggetti. Attraverso la linearità e la ricerca sull’impiego di nuovi materiali.

Semplicità. Attenzione per l’utente. Bellezza.
Tre concetti cardine che penso siano attualissimi e potrebbero fornire spunti anche nelle nostre scuole di design e di architettura.

Infatti ritengo che testi simili (come anche film-documentari come quello che ho visto di recente su Sir Norman Foster) siano molto più interessanti di molti libri canonici di storia dell’Architettura, perché più coinvolgenti e più attuali.
Sarebbe una iniziativa interessante introdurli nelle bibliografie d’esame: credo che stimolerebbero dibattiti e riflessioni, nonché spunti di crescita e di sperimentazione.