Non avevo mai sentito parlare di Robin Sharma, fino a quando non sono andata al seminario di William Ury sul “No Positivo” lo scorso 12 ottobre a Vicenza.
Lì, in una pausa del seminario, è stato presentato il prossimo evento del Club Mondiale della Formazione: una giornata sulla leadership proprio con lui.
Ed in quella occasione è stato proiettato un video dello stesso trainer, che si presentava e salutava i partecipanti, rimandandoli al prossimo evento del 24 maggio 2013, sempre a Vicenza.
Confesso che, essendo “settata” sui modi eleganti e misurati di William Ury, ascoltare (e vedere) il video di Sharma mi mise l’ansia. Il suo modo di parlare era troppo impositivo ed energetico.
Rimasi perplessa.
Spinta però dalla curiosità, e dall’annuncio dal palco di Mirco Gasparotto e Nello Acampora, mi ripromisi di leggere il libro “The Leader Who Had No Title” (uno dei suoi testi più noti).
Libro che – visto che c’ero – ho acquistato in inglese, in versione e-book (“Così mi esercito un po’ con la lingua e mi abituo ai formati digitali”, mi sono detta).
Nel frattempo ho dato una occhiata al suo canale You Tube, guardando qualche suo video.
Con la perplessità che cresceva sempre più.
“Troppo adrenalinico, troppo autocelebrativo!”, mi ripetevo tra me e me.
È stato quindi con grande scetticismo che ho iniziato a leggere il libro, ricevendo anche un feedback entusiasta da una amica che – invece – apprezza molto l’autore e ha letto quasi tutto quello che lui ha scritto.
L’inizio è stato abbastanza tiepido.
Leggevo cose a me abbastanza note.
E mi ritrovavo a ripetermi che, sì, sono cose interessanti, sono approcci alla vita abbastanza innovativi, sono regole valide, ma… Ma sono cose che si sentono dire da più parti, da tempo, nel mondo della formazione.
Insomma, “nulla di nuovo, nulla di stravolgente”, mi dicevo (proseguendo nella lettura).
Ed invece, ad un certo punto, o sono stata io che ho cambiato atteggiamento, o è stato il libro che ha avuto un impercettibile ma inesorabile cambio di marcia, fatto sta che sono entrata in “risonanza” coi contenuti che via-via incontravo.
Fino ad arrivare, alle ultime battute, ad un imprevedibile sblocco emotivo.
Non mi succedeva dai tempi di “Bianca come il latte, rossa come il sangue” di ritrovarmi con le lacrime agli occhi.
Se poi considero che, negli ultimi tempi, i libri di “crescita personale” mi erano venuti a nausea…
Probabilmente questo semplice testo deve essere andato (quatto-quatto) a toccare delle corde profonde.
Non è un libro complesso ed inavvicinabile.
È un libro gradevole, che si lascia leggere in modo scorrevole.
In forma di storia trasmette dei concetti che (se applicati) possono effettivamente operare dei cambiamenti.
Nulla di miracoloso.
Bensì una serie di sistemi di approccio e di modi di vita, che vanno applicati con costanza, ogni giorno. Proprio perché nessuna ti regala nulla. E nulla piove dal cielo.
Infatti è utile tenere bene a mente che, per conquistare qualcosa, si deve fare sempre un po’ di fatica, assumendosi le proprie responsabilità delle proprie azioni.
[Immagine di copertina tratta da www.learn2things.com]