
“Lo scopo di una negoziazione non è necessariamente trovare un accordo”
Venerdì 12 ottobre ho avuto la fortuna e l’opportunità di partecipare a Vicenza all’evento organizzato dal Club Mondiale della Formazione e Hi Performance: il convegno sul “No positivo” condotto da William Ury.
Sul No positivo, Ury ha scritto anche un libro (edito in Italia da TEA libri) che per me rappresenta uno dei testi cardine del mio processo di formazione e crescita personale.
Lo lessi nel 2008 e mi ricordo che i suoi contenuti (così semplici eppure così efficaci) rappresentarono un sorta di “folgorazione sulla via di Damasco”.
La semplice ed efficacissima struttura a sandwich del Sì-No-Sì (che si ritrova anche nella costruzione dei feedback: positivo-migliorabile-positivo), che rende più forte/ancorato (ed anche più “digeribile” per la controparte) il rifiuto ad una situazione, una proposta, o altro, fu per me risolutiva in una situazione in particolare, e fu un cambio di paradigma non indifferente.
Mi aiutò a comprendere se mi trovavo davanti a dinieghi validamente supportati (da ragioni condivisibili o meno) oppure se mi trovavo davanti a mere reazioni emotive. [E questo non solo riferito a decisioni altrui, ma anche a mie decisioni.]
Venerdì quindi ho riannodato i fili del discorso, ricordando quei concetti letti quasi quattro anni fa (e tuttora ben presenti nella mia testa, anche se non sempre utilizzati), e ascoltando anche nuove argomentazioni e aneddoti che, con qualche anno in più di esperienze e di formazione sulle spalle, vanno ad innestarsi nell’insieme delle conoscenze acquisite e che verranno acquisite in futuro.
La piacevolezza e fluidità dello speech di Ury (che ha tenuto il palco per 6 ore senza dare segni di cedimento, parlando un inglese comprensibilissimo) è stato un ottimo veicolo di trasmissione e trasferimento di informazioni importanti, composti non solo dal “mantra” Yes-No-Yes, ma anche del concetto (che suona bene in inglese) del “Go to the balcony” (vai in terrazza a prendere una boccata d’aria): ossia la sospensione di giudizio, l’interruzione di schema ed il distacco emotivo (uno dei nodi che devo ancora sciogliere), utili per riposizionare le pedine e trovare soluzioni alternative, quando la faccenda pare insormontabile.
Senza dimenticare un altro concetto fondamentale (almeno per me): “Put myself in his/her shoes”, ossia mettermi nei panni altrui (del mio interlocutore) cercando di comprendere quali sono le motivazioni profonde ed i valori che stanno alla base di determinate scelte e assunzioni di posizione.
Tutti strumenti utili ed applicabili in qualsiasi contesto lavorativo e di vita.
Di Ury conserverò anche l’immagine di una persona molto semplice, di grande contenuto e sorridente (sono rimasta colpita dalla costante presenza del sorriso sul suo volto, un sorriso spontaneo, assolutamente non costruito).
È stato un piacere ascoltarlo. Ed è stato bello potere ascoltare dalla sua viva voce quei concetti che tanto mi avevano colpito quattro anni fa, e che hanno costituito un mattone importante nella costruzione di qualcosa di nuovo.
“Yes-No-Yes” – “Go to the balcony” – “Put myself in his/her shoes”
Questi sono i 3 concetti (i 3 strumenti) che mi porto a casa da questa giornata di alta formazione.
Ora devo approfondire l’argomento leggendo anche gli altri libri da lui scritti.
Infine ringrazio Sebastiano Zanolli (membro del Club Mondiale della Formazione) e la sua “La Grande Differenza” per avere organizzato un gruppo per poter assistere a questo evento.
“Un No detto con la più profonda convinzione è meglio di Sì detto semplicemente per cortesia o peggio ancora, per evitare problemi.” [Mahatma Gandhi]
2 pensieri riguardo “William Ury ed il No Positivo”