Durante questo anno appena trascorso, dopo i primi mesi che mi hanno generato qualche difficoltà emotiva, ho iniziato a seguire con maggiore attenzione la gestione della crisi e la relativa comunicazione (quest’ultima, talvolta, al limite dello schizofrenico; soprattutto qui in Lombardia).

Ne ho scritto spesso su Facebook (che considero e tratto come una sorta di diario online, talvolta scritto un po’ di pancia), molto meno qui sul blog (in una categoria dedicata, cercando di farlo in modo più ponderato) ed ora – dopo qualche mese – torno sull’argomento, facendo qualche considerazione sui temi citati nel titolo di questo post.
Aggiungendo un altro tassello, in una sorta di operazione a “futura memoria”/annotazione valida per me, ma magari anche per chi legge (che – sempre magari – può aiutarmi a comprendere meglio cose che ho la sensazione mi stiano sfuggendo).
Ripercorro per sommi capi, alcuni punti degli ultimi sette giorni:
- lunedì 1 marzo siamo tornati in Zona Arancione, secondo l’analisi dei dati del venerdì precedente (come ogni “santo” venerdì da qualche tempo a questa parte) e leggo di una dichiarazione del Presidente Fontana (rilanciata dalle testate giornalistiche) che lamenta “Basta con questo stillicidio“, auspicando (in sintesi) una visione a media/lunga distanza;
- l’altro giorno ascolto la conferenza stampa di Regione Lombardia: quando è il turno di Bertolaso, egli parte con un monologo un po’ polemico (che – confesso – ho condiviso in linea di principio) dichiarando (nella risposta ad una domanda di una giornalista) che – secondo lui – tutta l’Italia si sta avvicinando a grandi passi verso il “rosso” (ricordarsi il “basta stillicidio” al punto 1, auspicando visioni a media/lunga distanza);
- ieri leggo la notizia dell’ennesimo invio dei dati sbagliati di Regione Lombardia (stavolta pubblici, quindi nessun “è colpa tua!”, “no, è colpa tua!”, “facciamo che non è colpa di nessuno”… della volta precedente) che ci ha fatto rimanere una settimana in più (la scorsa) in Zona Gialla (con – anche – il pasticcio degli assembramenti alla Darsena): è stato automatico per me ricordarmi delle notizie che avevo letto relative alle modalità di tracciamento fatto durante la seconda ondata (ottobre/novembre) con 120 operatori al telefono. 120 persone impegnate a tenere un tracciamento simil-amanuense in Era di Big Data, a inseguire le migliaia di casi;
- immediatamente a valle della lettura dell’articolo al punto 3), sempre ieri leggo della Ordinanza firmata dal Presidente Fontana che ha portato stanotte la Lombardia in Zona “Arancione rinforzata” (per te che leggi, torna al punto 1), allo “stillicidio” e alla visione a medio/lungo termine).

Ora, due considerazioni a caldo.
La prima: a seguire l’andamento labirintico delle gestione della situazione e della relativa comunicazione pensi di avere seri problemi di comprensione.
La seconda: davanti a dinamiche simili il comportamento schizofrenico sembra una barzelletta, al confronto.
Mi rendo conto essere due considerazioni che possono amareggiare.
Sono due considerazioni che mi fanno rabbrividire soprattutto per quello stile di comunicazione da campagna elettorale (per alcuni aspetti) che – al di là delle giuste informazioni numeriche – agita gli animi e non fa bene al senso civico (già messo a dura prova dalla scarsa educazione e alto egoismo che contraddistingue le ultime generazioni [compresa quella di chi scrive], e che ha qualche familiarità con la dinamica NIMBY – Not In My Back Yard).
E’ vero che uno potrebbe chiedermi (cosa che io puntualmente faccio davanti a chi contesta senza essere propositivo): “E tu cosa avresti fatto di diverso?”
Non lo so. So però che la comunicazione potrebbe essere un po’ più filtrata (non censurata: filtrata e “meditata”) e meno emotiva. Mettendo da parte polemiche sterili e comunicazioni da campagna elettorale, che non aiutano nessuno sulla breve/media/lunga distanza. Anzi, agiscono aggiungendo difficoltà a difficoltà. Con ricadute sulla gestione delle dinamiche sociali.

Per concludere, un’ultima considerazione personale che mi richiama un (spero errato) “la storia si ripete”.
Il piano vaccinale di massa (in Lombardia): ineccepibile sulla carta e gigantesco per estensione.
(Si può ascoltare seguendo il link della conferenza stampa che ho inserito nel punto 2).
Mancano i vaccini: lo sappiamo ed è un problema esteso (ieri leggevo la newsletter di ISPI sul tema e sullo “strappo” di Austria e Danimarca).
Ma mi ricorda – con grande inquietudine – la vicenda dell’Ospedale in Fiera: una astronave senza equipaggio (ai tempi) richiesto (poi) agli altri ospedali (già in affanno).
Spero davvero che – questa volta – il percorso della vicenda sarà diverso.
(Apprezzabile comunque la scelta dell’utilizzo di strutture esistenti, lasciando da parte il discutibile progetto dei “padiglioni Primula“).