Effetti collaterali [2]

Questo post “arriva un po’ lungo”.

Sono considerazioni fatte intorno a metà giugno, nel mentre mi approssimavo a Villa Litta ad Affori, che ospita la Biblioteca di quartiere (facente parte del Sistema Bibliotecario Milano), per ritirare due libri: “Percezioni” di Beau Lotto e “Tutto il ferro della Torre Eiffel” di Michele Mari (che hanno inaugurato un mio piccolo progetto che ho denominato #1tweet1libro e #microrecensioni, che condivido sui profili Instagram [in una Stories dedicata] e Twitter).

Ma lo scopo di questo articolo non è una dissertazione sui due libri (di cui peraltro consiglio la lettura).
E’ invece il cercare di raccontare della sensazione che ho provato entrando al parco della Villa.
Un parco che non conosco bene, confesso!, e che ho ad oggi esplorato solo in minima parte.

Ebbene, varcando la soglia quel sabato di giugno è stata meraviglia.
Meraviglia e stupore.

Stupore della bellezza e del verde che erano ovunque.
Come se li vedessi per la prima volta.
Una sensazione strana.

Forse complice il maltempo dei giorni precedenti ed il sole che aveva fatto esplodere la natura, rendendola ancora più rigogliosa, aveva reso più vividi i colori?
Forse.

O forse è stato l’effetto manifesto di uno degli ulteriori effetti collaterali?
Forse l’esperienza del lockdown ha acuito i sensi?
Forse il periodo di silenzio e immobilità è stato un momento per recuperare alcune cose di cui mi ero dimenticata?

Chi lo sa?

Di sicuro però, l’occhio ha (re)imparato a vedere le cose in maniera diversa.
Nuova.

Così come l’orecchio che – complice le notti dal silenzio assordante di quei giorni, intervallato dai rumori delle ambulanze – ha (re)imparato ad ascoltare tutti quei rumori che prima davo per scontati (il fruscio delle foglie mosse dal vento, per esempio…).
E la pelle, che ha (re)imparato a percepire la vivida sensazione del vento sul viso, assaporato durante una passeggiata nel verde qualche settimana fa…

Sì, penso che sia un ulteriore effetto collaterale della esperienza vissuta.
Una “deprivazione motoria” necessaria che ha aumentato la percezione dei sensi, in una sorta di allenamento isometrico.
Preparandoli inconsapevolmente al momento in cui si sarebbero ritrovati (i sensi) nell’ambiente esterno, in una rinnovata condizione di lettura e percezione.

[La gallery delle foto di quel giorno è a questo link: Villa Litta]

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