Sul web apprezzo la brevità… credo

Letture digitali letture cartacee

Si fa tanto parlare di modalità diverse di lettura tra web e libri, web e articoli (su carta, piuttosto che online), tra libri cartacei e libri digitali… (di recente ho letto questo articolo condiviso da una amica: “8 motivi scientifici per cui dovremmo leggere spesso libri, meglio se cartacei: ci rende più intelligenti ed empatici”; ultimo di una lunga serie di contributi e riflessioni in materia).
E mi rendo conto che anche io (strenua sostenitrice della indifferenziazione del mezzo di lettura) negli ultimi tempi, sto registrando un livello diverso di attenzione a seconda del “tipo di supporto” su cui sto leggendo.

Ricordo anche che tempo fa era stato pubblicato uno studio che forniva delle indicazioni sulla lunghezza media dei contributi online (blog, social network, ecc.) ed ero rimasta sbalordita dall’elevato numero di parole che era consigliato per un post su un blog: 1500 parole! (“Ogni contenuto ha la sua lunghezza ideale…”).
Tant’è che avevo chiesto delucidazioni ad alcuni esperti del settore e si era convenuto che la forse l’interpretazione corretta del dato era “battute”, non “parole” (ridimensionando la lunghezza degli articoli a 500 parole).

LunghezzePost

Ed oggi, leggendo un post di Mafe De Baggis (“Overtip”) e – di rimando – un secondo contributo da lei suggerito (“Mi riprendo la gentilezza” di Arianna Chieli), mi sono resa conto di come la brevità di entrambi gli articoli sia stata da me apprezzata. Permettendomi di assaporarne in pieno il contenuto (forse anche l’argomento ha giocato la sua parte).

Ho ripensato a come ho apprezzato in modo differente i sempre notevoli contenuti di – per esempio – Roberto Cotroneo a seconda che li legga sull’inserto del Corriere, piuttosto che sul blog (sul primo “media” li apprezzo di più, pur trattandosi di argomenti – in entrambi i casi – di altissimo livello).

Ho pensato alla fatica che faccio nell’arrivare al termine dei bellissimi post di “Nuovo e Utile”: articolati, pieni di rimandi e ricchissimi di spunti. E talvolta lunghi.
Lasciando perdere la fatica immensa di lettura del blog “Brain Pickings”: articoli lunghi, con la variabile aggiuntiva della lingua inglese trattata – per i miei parametri – in modo complesso grazie anche alla preziosità dell’argomento. (E di questo mi rammarico non poco, cercando di riparare come meglio posso.)

Ho pensato alla riflessione che sto facendo su come (e se) proseguire nella lettura di “Pensieri lenti e veloci” di Daniel Kahneman: iniziato in formato ebook (per questioni di trasportabilità…), mi sono arrestata (mi sono accasciata, sarebbe più corretto dire), al 30% di lettura.
Tornata a casa dalle vacanze ho preso dallo scaffale la copia cartacea, sfogliandola e rendendomi conto che forse il metodo giusto per leggere questo tipo di libro sia proprio usufruire del tomo.

Senza dimenticarmi della esperienza di lettura de “Le città invisibili” di Italo Calvino.

Per ricordare bene quello che hai letto scegli un libro tradizionale. In questo, sfogliare le pagine fa la differenza rispetto a un e-book. Toccare la carta porta al cervello una sensazione ulteriore – riporta Wired Usa – che aiuta a capire e memorizzare le parole che leggi. [Dall’articolo pubblicato su Huffington Post, citato in apertura di questo post]

Che gli studi neurologici sulla differenza di approccio al mezzo di lettura abbiano un fondamento di verità…?
Non lo so.
Per ora ho aggiunto alla mia “lista dei desideri” dei libri da leggere “Slow reading: leggere con lentezza” di David Mikics (suggerito da una “social amica”), per capirci di più.
In rigoroso formato cartaceo.

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