A volte ritornano…
E sa la vita va considerata un costante “work in progress”, ebbene eccomi daccapo qui a dissertare del futuro e a cercare il nesso di tutto.
A volte si tratta di “riflessioni sul senso della vita” (e con l’età che avanza, le riflessioni di questo tipo proliferano che è ‘na meraviglia).
Altre volte sono riflessioni di altro tipo, come questa qui sotto, che fu preceduta da un pesante smottamento accaduto qualche giorno prima che (mi) aveva presentato il problema davanti al naso in tutta la sua (pseudo)urgenza…
Chi mi conosce sa i parti (nel senso di travagli) che ho attraversato in questi mesi (e forse anni).
Ha visto tutti i fili rossi che ho tracciato, sicura che fosse la volta buona, e poi gettato via.
Chi mi ha seguito e accompagnato più da vicino, si è sorbito le mie riflessioni in avvitamento senza fine. E mi ha visto montare e smontare idee senza soluzione di continuità.
Credo che alcuni vedessero già quello che io sto iniziando a vedere solo adesso. Tentavano di dirmelo ma – zuccona come sono – rifiutavo consigli e suggerimenti.
Poi l’oggetto delle mie attenzioni, nel suo aspetto macro e quasi proteiforme, è stato rigirato di sotto in su decine di volte. Generando idee che duravano il tempo di un batter di ciglia.
Non ero mai convinta.
C’era sempre qualcosa che non andava.
Ora forse l’ennesima idea che mi è venuta (semplice e banale) pare sia abbastanza solida.
Mi sono ritrovata a scriverla in una manciata di minuti, senza incertezze.
L’ho riletta in questi giorni una marea di volte. E più la leggevo, più mi convincevo avesse un senso.
Stavolta pare stia in piedi.
Pare faccia confluire in sé tutta quella maledetta frammentazione e trasversalità che costituiscono il mio background (ed anche un po’ la mia condanna).
Pare si agganci ad un sogno che avevo condiviso su Facebook diversi mesi fa.
E la cosa assurda è che la chiave di volta è stato questo libro [“Detto, fatto!”, n.d.r.], che mi ha fatto scrivere e programmare e sfoltire a più non posso.
Che mi ha fatto riorganizzare persino le categorie del blog.
Che mi ha fatto individuare aree precise su cui concentrarmi.
Mancava solo una “nominalizzazione”, che è una di quelle cose che mi fa ammattire e contemporaneamente venire l’orticaria.
Ora c’è anche quella: c’è l’etichetta. [E che “Book Advisor” sia…, con tanto di hasthatg #bookadvisor, con buona pace della mia refrattarietà agli anglicismi…, n.d.r.]
C’è una definizione sulla quale ci ho ruminato per giorni, alla ricerca di un termine efficace.
Adesso c’è qualcosa su cui lavorare.
C’è uno scopo.
C’è una idea.
C’è una traccia.
C’è un progetto di massima su cui rimboccarsi le maniche.
C’è una strada su cui iniziare a camminare.
E qualunque sia l’esito, è ossigeno.
È qualcosa in cui credere.
Sperando che non sia l’ennesimo fuoco di paglia.
Ebbene, queste considerazioni le avevo scritte qualche giorno fa, nel mentre leggevo l’apparentemente innocuo libro citato.
Un libro pratico, molto pratico. Per niente spirituale, giuro!
Ma che probabilmente è arrivato al momento buono…
Infatti mi sono scoperta a scrivere, scrivere e – ancora – scrivere su taccuini. (Come scrivevo poco sopra)
A programmare, a mettere in evidenza le cose da fare e a tracciare obiettivi.
Forse lo stato mentale (ed emotivo) nel quale mi trovavo ha favorito questo “brainstorming” interiore.
E ha messo in fila una serie di cose con una naturalezza che ha dell’incredibile (per me… abituata ad intorcinamenti mentali senza fine).
E pare che tutto abbia trovato un senso. Sul serio stavolta.
[Forse…]
E allora si prova (seriamente) a mutare.
Ma forse di più, a finalizzare.
Si riorganizza il blog: si ottimizzano le categorie, si cambia il motto (in fase di test…), si cambiano i colori…
Senza distruggere e cancellare, bensì solo aggiustando, smussando e guardando le cose da un punto di vista diverso.
Anche attraverso una modifica “fisica” di un piccolo blog…
Vediamo se questa volta è quella buona…
Molto coinvolgente quello che hai scritto. E’ un travaglio continuo quello che senti ma, e questo è il bello, leggendoti ci si rende conto che forse tutti ce l’abbiamo dentro. C’è chi come te ascolta la vocina che ha dentro, e chi come molti _o pochi_ passano la mano. Credo di comprendere. A presto. Giuliano
Ciao Giuliano, ti ringrazio.
Penso che – sì – tutti cerchiamo (o rincorriamo) qualcosa. O semplicemente ci facciamo delle domande.
La questione diventa spinosa quando le domande che ti fai ti mettono davanti a situazioni che ti rendi conto (o senti o intuisci) necessitano di una sana e robusta rimessa in discussione.
Lì dipende… dipende da quello che si vuole fare. Nel bene e nel male si sceglie. E poi magari, dopo che hai scelto (dopo un po’ di tempo), torni a rifarti altre domande e a fare altre scelte…
Penso che tutto questo sia normale e faccia parte della strada che si percorre per andare da “qualche parte”.
Ciao e grazie!
Barbara