Sarà stata una serie di pensieri che si sono generati da soli, saranno riflessioni nate dalle ultime 48 ore… non lo so…
Ma stamattina (che mi sono alzata un po’ “storta”) ho messo in fila un po’ di cose…
Oltre alle grane lavorative che hanno fatto vacillare quel poco (?) di buono che ho fatto, impegnandomi al massimo, senza risparmiare sabati e domeniche, spesi a cercare di confezionare un buon prodotto, ho anche pensato all’incarico come VPE (Vice President Education) del Toastmasters, che tante soddisfazioni mi sta dando, non senza impegno e fatica (ma con sotto dei motori potenti che spingono e permettono di superare possibili asperità e “dislivelli” che si possono trovare lungo la strada).
E ho anche pensato all’ultima valutazione che ho fatto martedì, durante il meeting del club: si trattava di un discorso di un manuale avanzato che si chiama “High Performance Leadership” (manuale che ho anche acquistato per cultura personale, essendo ancora molto lontana dal poterlo affrontare).
Preparandomi per la valutazione (studiando il “progetto”, come viene chiamato) ho letto di “mission”, “vision” e “value”, e – come mi accade sovente quando faccio queste cose – penso di riflesso anche a me e a quello che faccio: penso a quale può essere la mia mission, a quale può essere l’obiettivo che io ho riferito ad un determinato compito,…
Il tutto calato dentro un contesto più o meno dinamico, che si confronta anche con le mie capacità performanti.
Ed è accaduto che stamattina ho pensato alla mia mission come VPE, poggiata sui miei valori (che considero un po’ come delle fondamenta di un edificio), sulle cose in cui credo ed anche – perché no?! – sulle mie ambizioni (parola bistrattata e spesso letta in una accezione negativa).
Ho iniziato a domandarmi:
- Che cosa mi sta dando questo ruolo?
- Che cosa sto imparando?
- Che punti di forza sta evidenziando?
- Quali punti deboli sta facendo emergere?
- Cosa voglio fare?
- Che obiettivi ho?
- Dove voglio arrivare?
Il Vice President Education è uno dei ruoli dell’Executive Committee più complessi.
Ma essendo complesso, è in grado di darti tantissimo: un dare e avere di alto livello (mi ricorda quello che mi disse un socio di lunga data del Toastmasters: “Il Toastmasters ti può dare tanto. Dipende da quanto dai tu.”).
Una scuola di vita, fatta di confronti con altre persone, di feedback, di gestione dei rapporti con altri e di gestione di te stesso.
Di cura del prossimo e di comprensione di quali sono i suoi bisogni e desideri.
E mi ricordo quello che mi venne detto a maggio, al termine del primo giorno della Conferenza di Milano dei club italiani, da uno dei membri di maggiore spicco del Distretto Europeo (dopo che c’era stato un intoppo iniziale): “E’ come nella vita: possono accadere degli intoppi. Bisogna avere pronto un piano B.” (Altro insegnamento)
Insomma si impara.
Ed ogni tanto si scivola. Si pensa che non ce la fai più. Che sei stanco. Che ti stai incasinando e che non riesci a seguire tutto.
Ed impari anche ad ottimizzare.
Ad ottimizzare tempi e metodi e scelte, in un continuo processo di auto-settaggio.
Tutta questa riflessione per dire cosa? (Uno si chiede, giustamente)
Elencando in ordine sparso, così come mi vengono in mente:
- per ricordarsi che spesso si deve fare fatica;
- per ricordarsi che errare è umano, che si possono fare degli sbagli;
- per dire che l’imperfezione c’è e fa parte del processo di crescita;
- per dire che è normale avere paura di non farcela, ma che se sotto c’è una motivazione forte alla fine – in qualche modo – ci arrivi;
- per dire che è normale avere voglia di abbandonare un progetto, una idea, ma bisogna chiedersi se ne vale davvero la pena.
Sono tutte cose che lette così, sono di una banalità sconcertante.
Ma che spesso – quando siamo immersi in una determinata situazione che ci sta mettendo alla prova – ci dimentichiamo, correndo il rischio di fare scelte sull’onda emotiva, che si possono rivelare profondamente sbagliate.
Mai mollare.
O per lo meno, prima di mollare, fermarsi, tirare un bel respiro, e pensare bene a cosa si vuole fare e se vale la pena mollare per una possibile momentanea difficoltà…
[Foto di Nick Fewings su Unsplash]
Condivido in pieno!
Grazie B! Se ora rifletto sulla decisione che ho preso e’ ” colpa” tua! Entro il primo del nuovo anno però, saprò dirti se diviene MERITO!!! 😉
Bene Silvio! Speriamo…
Altrimenti mi dovrò dare alla macchia, paracadutandomi nella foresta del Borneo…
Buon Anno 🙂
Accidenti Silvio!
Perdono, perdono, perdono! Mi era sfuggito questo commento…
Beh… Fammi sapere però com’è andata!
Barbara