“Perché il vostro mondo, il vostro lavoro e il vostro cervello stanno per essere creativamente distrutti.” [Sottotitolo del libro]
Sono inciampata per caso in questo libro, mentre cercavo testi su Twitter, sull’utilizzo ottimale dei blog, sul Personal Branding e sulla comprensione delle potenzialità del Web 2.0.
Navigando nel sito della Hoepli, dopo avere digitato la parola “Twitter” nel loro motore di ricerca interno, ho trovato anche questo libro e – spinta dalla curiosità (e dal suo sottotitolo, che trovo geniale) – l’ho acquistato nella libreria di via Hoepli a Milano.
Mi sono divertita e ho trovato anche conforto e conferme, leggendolo.
Il conforto l’ho trovato leggendo il divertente excursus che l’autore fa nella storia dell’uomo, attraverso le più importanti innovazioni tecnologiche: la nascita delle tecniche di stampa prima, del treno poi, della radio e della televisione successivamente. Tutte innovazioni tecnologiche che hanno generato puntualmente anatemi, strali, urla e stracciamenti di vesti di preoccupazione. Tutte indicate dai loro detrattori come causa della fine della civiltà, in una costante di corsi e ricorsi storici, pressoché ciclici.
Mi sono divertita (e si è risvegliato in me il bambino) a leggere i possibili (anzi ormai certi) sviluppi della tecnologia e del Web 2.0 come lo conosciamo oggi (mi sembrava di leggere un romanzo di fantascienza).
Mi sono anche un po’ preoccupata ed inquietata nel leggere gli sviluppi futuri che correranno sulla sottile linea di demarcazione che divide la libertà (e la condivisione assoluta), dal controllo ad opera di un Grande Fratello, sicuramente figurativamente diverso da come se lo immaginava George Orwell nel suo libro “1984”, ma già presente (basti pensare alle carte di credito, alle varie carte Fidaty, alla posta elettronica, ai Social Network, alle batterie dei cellulari che funzionano come transponder, ecc. ecc.).
Sono rimasta affascinata dalla futura possibile iper-personalizzazione della informazione, grazie alla immensa offerta e condivisione di informazioni ad opera di tutti che ci permette già oggi di scegliere ciò che a noi più si confà.
E ho trovato conferme (supportate anche da recenti articoli che ho letto) alla sensazione di cambiamento dei processi neurologici che avvengono nel cervello, grazie (o a causa di, a seconda di come la si voglia vedere) alla interazione con la rete: pensi più veloce, ti sposti più rapidamente da un argomento all’altro e diventi capace di gestire più cose contemporaneamente, in un apparente stato di distrazione continua. Una conferma a quanto avevo già percepito e avevo espresso in un mio precedente post su questo blog (come 40enne neofita del web… quindi con tutte le difficoltà del caso di un rappresentante di una generazione che si trova a cavallo di questo cambiamento che viaggia ad una velocità esponenziale).
Ed un conferma ulteriore arrivata da una recente ricerca che afferma che “domani” (a me sta iniziando a succedere già oggi) useremo il cervello in modo diverso: non ricorderemo più i fatti, le nozioni, ecc., bensì ricorderemo dove andare a cercare le informazioni, gestendo il flusso di informazioni immenso in modo profondamente differente.
L’autore Nick Bilton, specialista del settore e giornalista del New York Times, descrive il tutto e racconta la storia dell’uomo (passata e futura) con piglio ironico (spassosa la sua indagine sul mondo del porno, decisamente fuori dagli schemi ma molto interessante) e con forza visionaria, spinto da una autentica passione.
Ci fa comprendere, con un linguaggio narrativo e quindi ancor più piacevole, che grazie al Web 2.0 siamo (saremo) tutti scrittori, fotografi, giornalisti, opinionisti e politici, in grado anche di generare cambiamenti di (possibile) ampia portata.
D’altronde:
Il battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.
[Foto in evidenza tratta dalla pagina About.me di Nick Bilton]
Un pensiero riguardo ““Io vivo nel futuro”, Nick Bilton”