E si riparte (riparto) con l’anno lavorativo.
Carica di mille dubbi e mille domande.
In queste due settimane un po’ più rallentate mi sono presa del tempo per pensare in modo più approfondito al futuro professionale (nei limiti del possibile dell’oggi, con le conoscenze di cui dispongo e le informazioni che ho; cercando di gestire stati emotivi che hanno spaziato tra lo sconforto, illuminazioni varie e profonde perplessità).
E anziché stabilire dei punti fermi e costruire qualche certezza, i dubbi e le domande sono aumentati.
Ho esplorato gli annunci di lavoro su LinkedIn per capire qual è il vento che tira, simulando possibili (mie) candidature.
Ho letto post di contatti e persone che seguo (sempre su LinkedIn).
Ed il quadro che mi sono fatta non è molto positivo.
Almeno dal mio punto di vista: cioè dal punto di vista di chi ha un certo tipo di esperienza e appartiene ad una certa fascia di età (più di 50 anni, a ridosso dei 55).
La prima impressione che ho avuto (molto netta) è che nella mia situazione si è fuori target (competenze richieste, linguaggi utilizzati, posizioni aperte, ecc. ecc.).
La seconda impressione (più sfumata e quindi passibile di imprecisioni) è che c’è molta offerta (e dimostrazione) di soft skill (e – talvolta salutari – ragionamenti collettivi) che sembra però non incontrare le esigenze di mercato (per lo meno non molto).
Queste (personali) osservazioni dell’ambiente e delle conversazioni mi hanno fatto fare due ulteriori considerazioni.
La prima è che forse la strada da percorrere non è sempre cercare un lavoro presso altri.
Forse una possibile strada da percorrere è crearsi un lavoro.
Questa ipotesi non è nuova: viene sostenuta da tempo da persone e professionistә che hanno intravisto certe tendenze con largo anticipo.
La seconda si collega alla prima e si declina nella pubblicazione di contenuti (soprattutto su LinkedIn, il social professionale per eccellenza).
Di cosa voglio parlare?
Cosa desidero condividere sulle piattaforme?
Ciò che asseconda il mercato? Oppure ciò che è di mio interesse, che stimola la mia curiosità e (ad un livello sottostante) contribuisce a costruire nuove competenze e una nuova professionalità?
Allo stato attuale sono più orientata alla seconda opzione (condivisione di contenuti che stimolano curiosità e desiderio di personale formazione e informazione).
Poi non escludo che le carte in tavola possano cambiare in corsa, vista la grande aleatorietà dell’era che stiamo vivendo… (aleatorietà che diventerà – forse – uno stato permanente).
[Foto di Gabrielle Henderson su Unsplash]