In questi ultimi tempi mi trovo da un lato ad assistere e dall’altro ad osservare o vivere delle scelte (ossia “necessità di prendere delle decisioni”).
E, osservando le dinamiche e le variabili in gioco, riflettevo proprio un paio di giorni fa che per scegliere bisogna avere coraggio.
Coraggio di scegliere da che parte andare, spesso senza avere tutte le informazioni a disposizione.
Magari avendo a disposizione informazioni tecniche (“cose da fare”, “elenchi”, “scadenze”,…), ma non informazioni su variabili di tipo umano ed emotivo (fattori – a mio avviso – che influiscono fortemente sull’andamento delle cose).
Ed ecco quindi che – in alcuni casi – si temporeggia e si può arrivare a situazioni di stallo, dalle quali si tenta di uscirne cercando conciliazioni, punti di contatto, vie di mezzo.
Arrivando da ultimo (con grande incertezza e grande fatica) alla soluzione di non fare alcuna scelta.
Con la conseguenza che se sono coinvolti anche attori esterni, la “non scelta” può provocare una serie di reazioni non prevedibili (che possono alimentare possibili situazioni di conflitto). Mentre se la “non scelta” è a carattere personale, le conseguenze ricadono sì solo su noi stessi ma non sono comunque scevre da conseguenze.
Ma anche la non scelta è una scelta
E se di primo acchito una affermazione simile appare come un paradosso, e fatichi a coglierne il senso, se ti soffermi un momento sul significato di questo insieme di parole (“non scegliere è scegliere”) leggi un messaggio interessante: nel momento in cui decidi di non scegliere fai una scelta subdola e – per alcuni aspetti – inconsapevole.
Scegli di delegare ad altri possibili decisioni.
Scegli di far decidere altri per te, che non è detto che andranno ad operare secondo i tuoi interessi, i tuoi desideri, i tuoi progetti, le tue necessità ed i tuoi obiettivi.
È un processo di delega diverso da quello che conosciamo (che ti consente di scegliere persone a cui dare le opportunità di gestione e sviluppo di progetti, in senso lato).
La non scelta è un processo di delega molto più pericoloso, perché non è più sotto il tuo “controllo” consapevole.
Scegliere non è facile.
(Ed in questi giorni sto riflettendo molto attorno ad una possibile strada da intraprendere e sto leggendo, osservando, cercando di capire, parlando con persone… per arrivare a scegliere tra “sì, vado avanti” oppure “no, passo oltre”.)
Scegliere comporta talvolta dolore.
Scegliere comporta fatica.
Scegliere comporta sacrificare qualcosa a favore di qualcos’altro.
Scegliere comporta talvolta “turarsi il naso” e optare per la situazione “meno peggio”.
Scegliere comporta anche commettere degli errori (capita).
Ma scegliere è soprattutto una assunzione di responsabilità.
Che se fatta con coscienza, con etica, magari anche nel rispetto dei propri valori (soppesando anche l’influenza del proprio Ego), riduce il margine di errore (o comunque lo rende più “consapevolmente gestibile”) e riduce il disagio (almeno nella sua durata temporale).
[Immagini tratte dal web]
Io, sulle scelte, applico una regola: non rimandare a domani le scelte che puoi tranquillamente rimandare a dopodomani… sto sbagliando? 😉
Pensa che invece io deposito i problemi in un angolo sperando si risolvano da soli… 😀