“Pane raffermo” – un vecchio post dimenticato…

Questo post è stato scritto per la prima volta nell’aprile 2011 (per la precisione 28/04/2011)… Sì, ben 3 anni e mezzo fa. Salvato nelle bozze.
E lì e rimasto fino ad oggi, quando – complice qualche considerazione degli ultimi giorni sulla “vita normale” – mi è tornato in mente e ho deciso di riprenderlo.

Non l’ho mai dimenticato. Era sempre presente in un angolo della testa.
Ma non lo ricordavo scritto così:
(e la pubblico così, come era stato scritta nel lontano 2011, con le [eventuali] ingenuità presenti… tanto non è cambiato granché da allora…)
[Un po’ di cose in questo post sono mescolate fra loro, quasi una libera associazione di idee.
Un po’ tirate per i capelli. Un po’ bislacche.
E tutte che necessiterebbero di un certo approfondimento (dopo questi anni di giacenza in bozze).]

SIATE MODERATI E ADOTTATE UN PROFILO BASSO……è sempre una gran bella cosa nella vita, questa linea di comportamento ti garantisce una certa “non visibilità”, ti protegge in qualche modo la tua privacy, e non suscita l’invidia di nessuno. E’ un comportamento che può risparmiarti un sacco di grane gratuite. Quello che conta veramente nella vita non è quello che hai o possiedi ma quello che c’è dentro di te e prima o poi viene sempre fuori …..lascia che siano gli altri a scoprire il resto………. [Mirco Gasparotto]

Riuscire a mettere in ordine i pensieri che sono scaturiti dalla nota di Mirco Gasparotto (pubblicata sul suo profilo Facebook) e dalla abitudine che hanno dei miei conoscenti di non buttare via il pane raffermo che raccolgono per farne cibo per gli animali della loro fattoria, non è facile.
Quello che emerge è una riflessione sullo spreco e sulla ostentazione, che stanno diventando (almeno per me) una fonte di disturbo sempre maggiore. Senza contare lo stupore che provo davanti allo squilibrio tra quanti professano di non riuscire ad arrivare a fine mese e contemporaneamente sfoggiano 2-3 cellulari ultimo grido e vestono griffato.
Magari sono anche le stesse persone che – pur di apparire e soddisfare l’illusione di essere qualcuno (e di fare parte di un “gruppo”) – comprano falsi di griffe per poter dire: “Anche io ho questa borsa (o scarpe, o capo di abbigliamento, o…)”, cercando disperatamente una certezza in beni ed oggetti che sono dei palliativi momentanei.
Suona molto strano vedere gente che si lamenta di non riuscire ad arrivare a fine mese e poi getta via impressionanti quantità di cibo (ne parlavo qualche tempo fa con un signore dello stabile in cui vivo).
Fa impressione vedere sacchi di pane raffermo che rischiano di essere gettati via e vengono recuperati da un signore che provvede a portarli alla succitata fattoria.
C’è qualcosa che non va. C’è una pericolosa perdita di coscienza di cosa è veramente importante e cosa non lo è.

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