Sulla Lettura Emotiva e di Formazione, cercando nuovi territori da esplorare.
AGGIORNAMENTO AL 21 DICEMBRE 2013: alcuni testi verranno barrati e altri (aggiunti e/o revisionati) sono evidenziati in corsivo ed in colore blu. Inutile nasconderlo: il passaggio di identità del blog non è semplicissimo e riflettendo ci si può anche rendere conto che le cose possono essere viste da diverse angolazioni e che certe scelte possono essere “scelte di pancia” che non sempre sono buone consigliere…
Tempo di bilanci di fine anno.
E tempo di programmi per l’anno nuovo.
E questo blog non è esente da lavori di adeguamento, affinamento, varie ed eventuali.
Nel post precedente, dedicato alla crescita lenta e spontanea di questo spazio, scrivevo:
Passerei giornate intere a leggere e a scrivere di quello che leggo!
Ma non criticando bensì applicando una sorta di lettura emotiva, dedicando l’attenzione a ciò che mi suscita il leggere qualcosa…
Parlavo di business con il blog e di cose fatte con passione (tipo, proprio, leggere).
Facendo ragionamenti attorno allo scrivere e al riflettere “senza scopo di lucro”, bensì per il piacere di condividere.
E l’espressione “lettura emotiva” ha iniziato a girarmi nella testa con insistenza, assumendo un tono, una accezione, via-via sempre più importante rispetto a quella relativa alla parola “Formazione” (nel significato che do io, ma che credo diamo in tanti).
Parola – quest’ultima – che mi sembra ormai abbia raggiunto livelli di abuso al di là di ogni immaginazione, facendole perdere il suo significato originale.
Infatti ho iniziato a pensare a quei racconti che vengono presentati come “romanzo di formazione“… Dove la parola “formazione” ha un significato di ben altra caratura.
Così ho fatto una ricerca su internet, più precisamente su Wikipedia, e ho letto quanto segue:
Il concetto di formazione ha molteplici significati ed è usato in diverse discipline; il significato deriva da formare da cui dare una forma.
Wikipedia poi prosegue nella enumerazione di vari aspetti nei quali il concetto di formazione si articola e si sviluppa:
- Aspetto pedagogico: “[…] In ambito pedagogico è un processo complesso di trasferimento di contenuti e metodi per fare acquisire alle persone livelli intellettuali, culturali, emotivi e spirituali sempre maggiori. Il processo formativo studiato dalla pedagogia, in particolare, cerca di ottenere contenuti e metodi di insegnamento propri per l’età evolutiva di riferimento in cui il processo formativo si esplica.[…]”
- Aspetto scientifico: “[…]La formazione ha un’importanza talmente rilevante che molte università hanno intere facoltà dedicate proprio alla scienza della formazione, dove si studia la materia nel suo complesso. La materia infatti ha attinenza, sia per sé stessa che per i contenuti terzi che è deputata a trasmettere, con l’area tecnico-scientifica, l’area umanistica e l’area di ricerca.[…]”
- Aspetto filosofico: “[…]La formazione fa parte della nostra vita, della nostra filosofia di pensiero; in ogni momento c’è bisogno della formazione, perché nessuno nasce già con le conoscenze, metà della nostra vita la passiamo a formarci. Tutte le culture più o meno evolute hanno dedicato studi e risorse alla formazione, al passaggio della conoscenza, alla formazione di una coscienza.[…]”
- Aspetto teologico: “[…] La formazione religiosa in fondo è la formazione dell’anima e il rapporto che si dovrebbe avere con l’essere supremo.[…]”
Non dedica ampie descrizioni, però Ti dà una idea di quali significati si celino dietro questa parola, restituendole un po’ di “nobiltà”.
Infatti – purtroppo – il termine formazione (e la categoria ad esso associato: “formatore”) mi sta diventando sempre più di difficile accettazione: il suo uso (come l’abuso della parola “coach”, impiegata come un inglesismo mirato a trasmettere una [presunta e tutta da verificare] maggiore qualità) fa sì che appena io lo senta nominare, mi faccia scattare un meccanismo di rifiuto (“No! Un altro formatore! No, basta, non se ne può più!”).
Così ho deciso pensato di cambiare anche il motto di questo blog, abbandonando la parola “formazione” e passando ad un neologismo che mette assieme due argomenti che mi sono molto cari: la lettura e le emozioni. Con l’obiettivo di dare vita ad un “progetto” (non ancora ben definito) che sarà oggetto di un post successivo dedicato proprio alla “Lettura Emotiva” e ad una (forse) nuova identità: quella della “lettrice emotiva” (ma anche del lettore emotivo).
Però, dopo avere riflettuto un paio di giorni (dopo avere pubblicato questo post nella giornata del 19 dicembre), e dopo essermi riletta con attenzione la sintesi fornita da Wikipedia, nonché avere scorso i titoli dei libri che ho in programma di leggere, ho pensato: “Ma perché devo rinnegare la parola “formazione”? Perché invece non considerarla nel suo significato più primitivo e pregno di contenuti? Perché non contribuire nel proprio piccolo a ri-nobilitarla, anziché a cancellarla?”.
E allora, marcia indietro! Non rifiuto della parola in sé, piuttosto un contributo per arricchirla, ampliarla, restituendole quella sua interdisciplinarietà volta a formare l’individuo a 360 gradi. Attraverso scienza, filosofia, narrazione di storie, arte, cultura in genere. Senza fossilizzarsi sul significato che il termine “formazione” ha acquisito negli ultimi tempi, legato ad un ambito specifico.
Innestandole sopra le emozioni, che tanto peso hanno nel processo di apprendimento.
Ed intersecandole con le esperienze di vita, fonti di insegnamento anch’esse, ma anche palestra nella quale esercita ciò che si apprende dai libri.
E quindi, ecco il nuovo motto con il quale ho aperto questo post revisionato:
Sulla Lettura Emotiva e di Formazione, cercando nuovi territori da esplorare.
L’unica cosa che mi rammarica (per una mia pignoleria, dovuta ad una questione di congruenza delle informazioni trasmesse e trasferite) è l’impossibilità di cambiare il nome alla pagina Facebook, creata ad-hoc come porta di accesso di questo blog al social network in questione, visibile qui a fianco nella barra laterale.
Purtroppo – per una ragione che mi è totalmente ignota – superati i 200 Like, non è più possibile modificarne il nome.
Pazienza.
Resta un legame con ciò che era prima.
Un ricordo utile.
Da non rinnegare.
Immagine tratta dal sito http://www.novatest.it