Ultimamente ho seguito un corso di formazione istruttivo ed energetico, come è nello stile del trainer che lo ha tenuto, in una location molto particolare, fortemente simbolica e intellettivamente/emozionalmente stimolante (il Dunant Hotel)
Un corso dal titolo curioso ed emblematico: Jo.Y (Join You). Un corso durante il quale mi ero ripromessa di fermare le bocce, per fare un po’ il punto della situazione (un bilancio tutt’ora in corso e che credo avrà un’onda lunga).
Tra le innumerevoli e validissime informazioni e riflessioni scaturite dalla mente iperattiva del formatore, una cosa mi ha colpito in particolare: le riflessioni sul ruolo della donna.
Riflessioni che mi hanno colpito per l’intensità che ci ho letto dietro; forse scaturite da una osservazione di una realtà culturale e/o forse perché le ho “catturate” e fatte mie…
Pensieri che effettivamente si combinano con quanto mi capita di sperimentare, quando mi confronto con vecchi amici che vivono una realtà molto diversa dalla mia (per scelte differenti) e sicuramente più diffusa della mia.
Ascoltandolo, mi sono tornate in mente alcune recenti riflessioni fatte da amiche (mogli e mamme) che mi hanno fatto pensare ad uno stile di vita quasi cristallizzato in un mondo senza tempo, fermo dentro una ritualità che vede ruoli rigidi (e che mi fanno sentire sempre più “alieno” e con un abisso sempre più profondo di separazione dalla stragrande maggioranza della gente).
E mi sono resa conto della fortuna che ho di avere dei genitori che fin da piccola mi hanno permesso di fare ciò che volevo, assecondandomi e guidandomi (esempio: da piccola giocavo con le macchinine e sognavo di fare l’astronauta, e non mi hanno mai forzato a giocare con le bambole o a “fare la maestra”).
Crescendo ho dovuto pagare prezzi alti, e solo ora (non da molto tempo) tutto inizia ad avere un senso in una sorta di piccola rivalsa. Sono stata per parecchio tempo controcorrente rispetto al grosso fiume pigro che scorreva e tutto raccoglieva e portava con se. Guardata con “sospetto” o con perplessità, visto che non seguivo il percorso lineare e prestabilito.
Non mi sono sposata e non ho figli.
Non so stirare (diciamo che lo faccio male… e quindi pago una gentilissima signora che lo fa egregiamente per me), non so cucinare (se non in maniera spartana e questo ha mantenuto – paradossalmente – sempre ottimi livelli del sangue…) e ho pure imparato a dire di no (spinta anche dai miei genitori, che si arrabbiavano nel vedermi sempre troppo disponibile…).
Sono scelte (più o meno grandi) che, se fatte in modo consapevole ed assumendotene tutte le responsabilità, ti permettono di goderti il viaggio (condito anche di inconvenienti e di costi a volte rilevanti) e di costruirlo pian-piano, pezzo dopo pezzo, anche per tentativi ed errori, ma in modo autonomo.
(Sicuramente sono avvantaggiata anche da una variabile ambientale non da poco: il vivere in una città come Milano, dove (quasi tutto) è permesso.)
Devo essere grata al trainer che, attraverso le sue parole, mi ha consentito di fare queste riflessioni che mi stanno permettendo di fare il punto della situazione e mi stanno stanno facendo comprendere un po’ di cose di me stessa, in un ulteriore (faticosa) progressione.
Immagine tratta da http://www.blog.chatta.it
Bella riflessione, Barbara. Concordo su molte delle cose che dici. Sull’importanza, per esempio, di non accettare la cristallizzazione entro ruoli prestabiliti, sulla necessità di imparare a dire di no e sul fatto che ogni scelta, che ha sempre due facce, richiede la rinuncia a qualcosa. Si tratta di capire se ciò che vogliamo fare, se i nostri sogni e le nostre aspettative sulla nostra vita sono così forti da farci accettare di convivere con qualche rimpianto e con qualche, inevitabile, tristezza. A volte, come nel mio caso, leggo alcune scelte come “imposte” ma se ci rifletto bene mi rendo conto che le ho accettate perchè avevo “scelto” che in quel momento andavano bene per me. Poi, con il tempo, se non ti lasci scorrere le cose addosso, puoi rivedere le priorità, puoi cambiare e fare scelte diverse. Si matura e le cose cambiano, fortunatamente. Si può sempre scegliere di fare scelte diverse, Buona domenica, un abbraccio
Ciao Antonella!
Grazie per la tua riflessione e grazie soprattutto per il messaggio che trasmetti: non è mai troppo tardi per rivedere le proprie “priorità”.
Cristallizzarsi non porta a nulla. Essere fluidi e riconoscere le proprie debolezze ed i propri punti di forza, pur essendo a volte faticoso, ti porta ad aggiustare il tiro, e a cercare altre strade migliori per te in quel momento.
Grazie ancora e buona domenica anche a te!