Claudio Belotti, nel suo libro “La vita come tu la vuoi“, ci dedica un paragrafo.
Sebastiano Zanolli ci dedica un libro (“Paura a parte”) scritto con il suo “stile rapido” che lo caratterizza.
E’ la paura. Quella brutta bestia che, se non gestita adeguatamente, è in grado di ostacolare scelte e decisioni di vita (dalle più piccole alle più grandi).
Sulle piccole scelte è un tutt’uno con l’indecisione.
Sulle grandi scelte si lega strettamente all’orientamento che la vita può prendere (in ambito privato e professionale): la paura di non farcela (di non avere capacità sufficienti), la paura di non avere sufficiente autonomia economica per attraversare momenti di probabile inattività di durata imprecisata (in caso di perdita del lavoro o di decisioni di cambiamento “saltando senza rete”), la paura di non avere sufficienti capacità tecniche/preparazione, la paura di non avere l’età giusta per affrontare i cambiamenti professionali (troppo vecchio per certe attività, troppo giovane per altre).
Oppure la paura generata dall’insicurezza nel confronto con gli altri: nei momenti di dialogo con altre persone che si incontrano in ambito lavorativo (e formativo), che vendono se stessi come i migliori professionisti del settore, e che – se solo non ci si sente assolutamente sicuri delle proprie capacità – possono ri-metterti in discussione, generarti dubbi e farti sorgere timori che – se non arginati – diventano paure.
Poi c’è la paura di quello che si sente e si legge continuamente (la crisi, la perdita del lavoro, la proiezione/previsione di mancanza di un futuro), unito allo scoraggiamento che si insinua nella presupposizione (variamente installata) che si fa carriera solo per “nepotismo” (in senso lato) e non per giusti meriti.
In queste condizioni non è semplice tracciare e mantenere focus su obiettivi e programmi per il futuro. Ma va necessariamente fatto, cercando di non ascoltare ciò che da più parti viene detto.
Come ho già scritto su precedenti post, bisogna cercare di ascoltare solo se stessi e ciò che il proprio istinto suggerisce (incuranti delle sirene disfattiste), affrontando anche il timore di ferire i propri cari (prodighi di consigli non richiesti, detti per il nostro bene), sganciandosi dalla dipendenza da indici referenziali esterni (alla ricerca dell’approvazione altrui).
E proprio per non ferire coloro che dispensano consigli in buona fede, dobbiamo affrontare le divergenze ed esprimere i motivi delle nostre scelte, che potranno non essere comprese, ma almeno coinvolgeranno i nostri cari, rendendoli partecipi e proteggendoci dal rischio di installazione di dubbi e paure.
[Scrivo questo perchè proprio oggi avevo preparato un bel discorso da fare a mio padre, con cui ho un ottimo rapporto fatto anche di scontri costruttivi, generati dalla differenza generazionale e dalla differente visione del mondo (e del vissuto della realtà). Avevo in mente tutta una sequenza di argomentazioni a “giustificazione” di alcune scelte che sto perseguendo, che non è stato necessario snocciolare, essendo riuscita a trasmettere le idee in modo molto diverso e condiviso.]
Ma anche lavorare per cambiare il proprio punto di osservazione della realtà, imparando a gestire il proprio stato emotivo, può aiutare a sospendere la paura del proprio futuro: guardando la realtà con distacco, si può comprendere ed accettare la estrema variabilità, chiarendosi e tracciando possibili nuove strade, trovando nuove porte da aprire.
Tutto ciò senza sopprimere la paura, perchè più si cerca di soffocare una sensazione, uno stato emotivo, maggiore è la forza che acquista, rendendo difficile gestirsi e ragionare con lucidità.
Chiudo con la bellissima Litania della Paura Bene Gesserit [Frank P. Herbert, Dune] (riportata da Claudio Belotti in apertura al paragrafo dedicato alla paura):
Non devo aver paura.
La paura uccide la mente.
La paura è la piccola morte che porta con sé l’annullamento totale.
Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi.E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne osserverò il percorso. Là dove sarà andata la paura, non ci sarà più nulla.
Soltanto io ci sarò.
Immagine tratta da Google Immagini
Grazie Barbara sono tempi in cui c’è davvero bisogno di certi consigli!
Ciao Gianluca! Innanzitutto grazie della visita.
Non so se interpretare il tuo commento in modo positivo o ironico… 🙂
Battute a parte, quello che cerco di trasferire qui sono riflessioni (a volte a ruota libera ed in ordine sparso), esponendo “le chiappe al vento”, come ha scritto un blogger in merito all’esposizione dei post sui blog.
Ho fatto mia l’indicazione di Stephen Covey: scrivere! Scrivendo si chiariscono le idee.
Vero. Ho preso coscienza che ho una paura maledetta, una paura composta dalle varie paure del post. “Cose” che possono paralizzare.
E se ti paralizzi, non vai più né avanti né indietro. E lentamente ti annulli.
Non è questo che voglio.
Voglio cercare di progredire, di cambiare e di migliorare.
In quale direzione non so, ma voglio muovermi.
E forse iniziare a prendere coscienza del problema è già un buon passo verso la soluzione.
Ciao!
🙂