Chi si ricorda la scena della mano robotica impiantata a Luke Skywalker, dopo che aveva perso la sua durante il duello con Darth Vader?
(Accade ne “L’impero colpisce ancora”)
Ebbene quella scena che rappresentava una delle tante chicche tecnologiche all’interno del film forse più tecnologico della prima trilogia proiettata al cinema (che non è la prima in ordine temporale narrativo), è diventata realtà.
Anche se l’aspetto della protesi permanente è ancora “primitivo”, è di questi giorni la notizia della riuscita del primo intervento di impianto di una mano robotica su essere umano.
Leggere questa notizia non solo mi ha emozionato, ma mi ha fatto immediatamente ricordare un talk che ascoltai alla edizione del 2015 di TEDxLakeComo, dove fu presentata una protesi, non permanente, realizzata con stampante 3D, di Open Biomedical Initiative: una mano “automa” che grazie a speciali tiranti (una versione) o comandi elettrici (la versione più avanzata) era (è) in grado di muoversi, permettendoti di prendere oggetti e manipolare cose.
E nel mentre stavo assemblando notizie, idee e ricordi per questo breve post, ecco che ho visto scorrere nella timeline di Facebook una notizia proveniente dal portale La medicina in uno scatto, che spiega di come le stampanti 3D stanno evolvendo grazie alla tecnologia di scansione usata dalle macchine diagnostiche:
Dalla diagnostica per immagini un’innovazione delle stampanti 3D
Ricerche e percorsi di sviluppo affascinanti che aprono scenari incredibili e di grande speranza per chi è portatore di disabilità permanenti o temporanee, congenite o acquisite per cause delle più disparate.