Mi sto accorgendo che ho un rapporto duale (se così si può definire) con i libri…
A seconda del genere, preferisco la versione cartacea o la versione ebook.
Quando si tratta di libri di narrativa (o ai quali tengo particolarmente per varie ragioni) preferisco la carta.
[E mi ricordo una intervista a Oriana Fallaci, nella quale diceva che lei amava i libri di carta: “li puoi toccare ed annusare”, diceva… già, l’odore della carta…]
Un rapporto sensoriale e quasi fisico, che favorisce – almeno in me, migrante digitale (e quindi con un piede di qua ed un piede di là, a cavallo della linea di demarcazione della digitalizzazione) – un maggiore immersione nella storia raccontata.
(Anche se si dice che, a livello cognitivo, nulla cambia tra una versione digitale ed una versione cartacea di un libro)
Invece, stranamente e per un motivo a me totalmente sconosciuto, quando si tratta di libri di management, di web (e qui potrebbe esserci una sorta di congruenza di argomentazione), professionali, mi oriento sulle versioni digitali.
Come se non ci fosse coinvolgimento emotivo, ma solo informativo.
Come se la mia interazione col testo fosse più logica e meno emozionale.
(Anche se può succedere che acquisti la versione cartacea di qualche libro di queste categorie. Ma mai il contrario… Almeno fino ad oggi.)
E sono ben conscia del vantaggio che le versioni digitali offrono!
Basti pensare che sul mio kindle (versione base) ho archiviati circa 90 titoli (una follia…!).
Che se ci penso, se faccio mente locale, significa che ho tutto su un piccolo dispositivo ultraleggero che mi porto ovunque, e che mi consente anche di leggere tomi altrimenti cartacei sotto il peso dei quali soccomberei…
Stranezze di una migrante digitale… Che si sta divertendo a partecipare, tra l’altro, a progetti di nuove forme di narrazione digitale e condivisa (e verso la quale è fortemente attratta) come questo: #mmgFantasia (fateci un giro… è un gran bel progetto che spero sia il primo di una lunga serie…)
(A proposito di migranti digitali, ieri sera – sulla strada verso casa – ho letto, rilanciato su Twitter, questo divertente articolo di un coetaneo che consiglio: L’interazione e la percezione di se stessi per Matteo Piselli. Non c’entra nulla con l’argomento in questione, ma offre qualche spunto di riflessione divertente ed interessante sui 40 anni e dintorni…)
[Immagine tratta da ehibook.corriere.it]
Un pensiero riguardo “Una riflessione sul rapporto coi libri”