Il mistero insondabile della fisica della caffettiera…
Potrebbe essere il titolo di un romanzo o un racconto…
Invece è la quotidiana querelle con la caffettiera che – a suo insindacabile piacimento e gradimento – decide se e come fare il caffè…
Nonostante le mie procedure di preparazione restino immutabili giorno dopo giorno dopo giorno…
Chi te possino…
Scrivevo così il giorno 21 agosto 2013.
Per la precisione dopo pranzo, quando ho deciso di prepararmi un caffè pre-pisolo pomeridiano (che poi non ho fatto).
Già… La caffettiera… Questo “elementare” e vetusto aggeggio, minacciato dalle varie macchinette domestiche marcate Nespresso (o chi per esso), capaci di farti dei caffè espresso delle miscele più pregiate ed esclusive.
Le ho sempre disdegnate queste macchinette… Sarò antica, starò invecchiando… Però la ritualità del preparare il caffè con la Moka (volutamente con la “M” maiuscola) ha tutto un altro sapore.
La preparazione secondo dei riti comunque lenti, di una bevanda che ti deve dare la spinta a partire e ad affrontare la giornata, ha un che di particolare.
Ti permette di svegliarti ancora un pochino, nelle prime ore della mattina, mentre esegui tutta la procedura di preparazione:
Riempire di acqua fino al di sotto della valvolina…
Riempire il filtro con il caffè (usando – io – miscela adatta alla Moka, per una mia mania di perfezionismo legata alla granulometria del caffè stesso), senza pressare e senza riempire troppo…
Chiudere, avvitando…
Mettere sul fuoco e aspettare che il caffè esca, gorgogliando…
(Mentre tu ti svegli ancora un pochino, uscendo dallo stropicciamento mattutino…)
Un rito. (D’altronde ognuno di noi ha i suoi riti.)
Una bolla di calma pre-giornata, che fa accendere gradualmente tutti i neuroni, uno dopo l’altro…
Tranne quando il rito in questione si “guasta”…
Cosa che è avvenuta “random” durante i 15 giorni di vacanza…
È la caffettiera?…
Pare di no… Mi è stato detto che ben 3 caffettiere sono state cambiate, con esisto sempre discontinuo e dubbio…
È la miscela?…
Pare di no… Usando la stessa miscela per Moka usata a casa, dove non si è mai verificato alcun problema, si pensa non sia colpevole…
È l’acqua?…
Non dovrebbe… È meno calcarea di quella di Milano…
È l’umidità?…
Mmmmhhhh… Potrebbe essere…
E torna alla memoria quell’articolo di giornale che avevi letto tempo addietro, dove – esperti di caffè e gestori di torrefazioni e bar – avevano spiegato che, al cambio della umidità atmosferica, dovevano cambiare la macinazione del caffè per evitare l’agglomerazione dei granuli e compromettere la preparazione di un buon espresso…
Tutto ciò pensi, mentre osservi la caffettiera che produce a fatica una schiumetta sinistra, seguita da un liquido di densità inquietante, che sgorga a fatica e riempie lentamente (molto lentamente) la caffettiera…
Mentre si diffonde nell’aria un odore ibrido tra “caffè robusto” (per usare un eufemismo) e qualcosa di bruciacchiato…
E sempre mentre osservi la manifestazione fisica di un “caffè sbagliato” (dal concetto ben diverso del ben più noto “Negroni sbagliato”), pensi ai principi della fisica che fanno sì che questa bevanda venga prodotta attraverso il calore che agita le molecole dell’acqua, contenuta nella caldaietta, che viene spinta e convogliata a passare attraverso questi granuli che rilasciano questa sostanza che diventa caffè liquido.
(Mi si passi la “licenza fisica” da spiegazione domestica…)
Processo fisico che – a volte – risulta fallace, producendo “sostanza-altra” lontanamente imparentata con il caffè…
L’insondabile fisica della caffettiera…
Mi fa tornare in mente il titolo di un libro (che ho da qualche parte) che prima o poi leggerò.
Mi pare si intitoli “La fenomenologia del tostapane”…
Ma questa è un’altra storia…
PS: il 21 agosto sono riuscita – al secondo tentativo – a prepararmi il caffè. E, portata la tazza sul comodino, sistemando i cavi e cavetti del telefono, della tavoletta e dell’eReader, sono riuscita a mettere in ammollo nel caffè il cavetto del Kindle… Tanto per non smentirci… (Il giorno dopo ho utilizzato il cavetto per ricaricare il Kindle e non è esploso, per fortuna… funziona come se nulla fosse successo)
PS-1: e visto che non credo alle coincidenze (non è esattamente così… sono per il “non è vero ma ci credo”…), il Post proprio il 21 agosto ha pubblicato un articolo sulla storia della Moka Bialetti: http://www.ilpost.it/2013/08/21/moka-bialetti-caffe/
PS-2: e ancora… un amico mi è venuto in soccorso indicandomi questo link che spiega ben-bene come funziona una caffetteria… http://parliamone.eldy.org/2009/06/la-fisica-del-caffe-e-della-caffetiera/
PS-3: un altro amico mi ha segnalato che dipende anche dalla composizione dell’acqua (non solo dalla sua quantità di calcare)….