Arts and Foods in Triennale

Una vetrina con alcuni oggetti futuristi
Una vetrina con alcuni oggetti futuristi (settore dedicato agli anni dal 1851 al 1950)

Ieri – proprio all’ultimo momento, nell’ultima giornata disponibile – ho visitato la mostra “Arts and Foods” in Triennale.

In questi mesi di Expo, La Triennale è stata il “padiglione urbano” della Esposizione Universale.
E ha ospitato una “mostra totale” (che ha occupato quasi tutti i suoi spazi espositivi disponibili) sul cibo nelle arti.

Un vero e proprio viaggio attraverso il cibo rappresentato nell’arte e dall’arte in tutte le sue manifestazioni (pittura, fotografia, design, pubblicità, cinematografia…).
Un viaggio che ha coperto un arco temporale che andava dal 1851 (anno della prima Esposizione Universale) ad oggi 2015 (anno della Esposizione Universale a Milano).

Un excursus interessante.
E monumentale per ricchezza di oggetti, quadri, curiosità,…

Oggetti del settore 1950-1970, l'avvento della plastica e l'ottimizzazione delle funzioni
Oggetti del settore 1950-1970, l’avvento della plastica e dell’ottimizzazione delle funzioni.
L'impilabilità e la funzionalità
L’impilabilità e la funzionalità (settore anni ’50-’70 del ‘900)

Articolata in tre settori (dal 1851 agli anni ’50 del ‘900, dagli anni ’50 agli anni ’70 e – infine dagli ’70 ai giorni nostri), ha raccontato e declinato il cibo ed il cibarsi attraverso raffigurazioni pittoriche, oggetti d’uso, manifesti pubblicitari, libri, stili di vita, film e altro.

Alcuni famosi manifesti delle pubblicità (anni '50-'70)
Alcuni famosi manifesti delle pubblicità (anni ’50-’70)

Ho particolarmente apprezzato il primo settore (quello dal 1851 al 1950 circa) dove ho avuto la sensazione di aggirarmi in una vera e propria Wunderkammer.

Oggetti "d'annunziani"
Oggetti “d’annunziani” esposti nel primo settore (dal 1851 al 1950)

Poi, mano a mano che ci si avvicinava ai giorni nostri, confesso che le installazioni artistiche che trovavo sul cammino espositivo mi sono diventate via-via sempre più incomprensibili.

Il terzo settore, che andava dal 1970 ad oggi, è stata una vera e propria scalata nella incomprensibilità, confermando la mia grande difficoltà nel capire e nel leggere il messaggio che talune installazioni vogliono trasmettere.

Una immagine di alcune installazioni del settore 1970-2015
Una immagine di alcune installazioni del settore 1970-2015

Comunque – al di là dell’esperienza soggettiva – si è trattato di un percorso molto interessante e stimolante.

Che ho concluso inoltrandomi in “Cucine & Ultracorpi”: una curiosa installazione/esibizione (non saprei come definirla) dove gli elettrodomestici sono presentati e raccontati come “esseri viventi” in grado di aiutare e supportare nella preparazione dei cibi. (La mostra è visitabile fino al 21 febbraio 2016)

Cucian e Ultracorpi
L’ingresso alla esibizione “Cucina & Ultracorpi”

Raggruppati per funzioni (tagliare, miscelare,…), elementi (aria, freddo, fuoco,…) e sensazioni (tatto, olfatto,…), la preparazione del cibo e l’ambiente preposto a tale funzione (la cucina) vengono raccontati in modo inconsueto.

Uno degli ambienti deidcato al concetto di "tagliare e mescolare"
Uno degli ambienti dedicato al concetto di “tagliare e mescolare” – sullo sfondo la sfera che contiene la “Mini-kitchen” progettata da Joe Colombo

Qui sotto il link alla gallery che ho caricato su Flickr (sono tante foto, lo so, mi sono lasciata prendere la mano e non sono riuscita a fare un scelta…):

Arts and Foods (Triennale – Milano)

E di seguito il link ad una piacevole notizia che riguarda La Triennale ed il suo progetto del 2016 (che coinvolgerà altri spazi della città):

XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano “21st Century. Design After Design” Milano, 2 aprile – 12 settembre 2016

[Le immagini di questo post sono state scattate da me e non verranno usate per fini commerciali]

La Magnificenza della Follia Pratica

Fornasetti

Stamattina, complice la montagna d’acqua che cadeva giù dal cielo, sono andata a vedere la mostra di Piero Fornasetti alla Triennale di Milano.

Una meraviglia.
Un folle e gioioso assembramento di oggetti surreali… Più o meno…

Perché in realtà si tratta di oggetti di uso comune (tavoli, mobili, sedie, vassoi, paraventi… ma anche foulard) plasmati da forme e colori tali da trasformarli in altro, facendogli perdere la sua riconoscibilità usuale, decostruendoli e destrutturandoli…

Una mostra molto ben allestita, che è una gioia per gli occhi ed un profondo godimento per l’emisfero destro e la sua creatività insita.

Basta mettere da parte la razionalità, il minimalismo, la logicità e dare spazio al bambino che è in noi, per apprezzare questa passeggiata in mezzo ai colori, agli oggetti e alla fantasia del designer.

Da vedere!
Per rinfrancarsi, per stupirsi e per la bellezza dell’apparentemente inutile…

Una curiosità: vedevo tante persone che fotografavano oggetti e ambienti della mostra, senza che il personale della mostra dicesse alcunché… Dopo la mia perplessità iniziale, mi sono dilettata a scattare qualche foto. E – tornata a casa – mi sono documentata e ho trovato questo interessante articolo di una recente iniziativa, che sa di prossima rivoluzione copernicana di fruibilità delle mostre:
Tutti pazzi per Piero Fornasetti, anzi: pazzi come lui! La Triennale lancia l’Instagram contest, chiedendo scatti ispirati all’estro del designer. Al migliore, in premio, una ceramica d’autore
Fatevi un giro su Instagram e curiosate nell’hashtag #lovefornasetti… Coloratissimo collage di ispirazioni varie…

Alcune suggestioni catturate dalle pareti della mostra… Lascio parlare loro (e le immagini), sono più eloquenti…

Il nostro mestiere è senza limite, a tempo pieno. Non c’è orario. Giorno, anche notte. I miei sogni li traduco in realtà, qualunque cosa faccia.”
Ho fatto l’amore tutta la notte… con una lastra nera di cera e una sottile punta di acciaio. È stata una lunga notte e non so se ho vinto o perso. Certo non ho goduto…

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[…] Questa è una mania quella che io combatto, quella delle etichette. Surrealista, neorealista, romantico, postmoderno. Abbiamo l’abitudine di comprare le “firme” e non più le cose belle che ci piacciono. Un artista che vuole avere successo non è più un artista. È una persona che vuole avere successo. Se si adegua alle mode arriva in ritardo perché ormai si sono adeguati tutti. […]

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[…] Guarda il bambù per 10 anni, poi dimenticalo, poi dipingi il bambù.
Interiorizzare, creare, produrre.
Non faccio ritratti dal vero, li estraggo dalla memoria.
Magari faccio degli schizzi ma poi produco tutto a memoria altrimenti che ritratti sono!
Sarebbero una copia […]

Sì dice che i miei oggetti siano realizzati con dei metodi segreti… rido sotto i baffi… il mio solo segreto è il rigore con cui conduco il mio lavoro… Sono come un direttore d’orchestra che si serve di primi violini e di professori ma che li dirige tutti per ottenere la sinfonia.

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Ho così vestito di vestigia, ceramiche, mobili e cose e ho così riposto in ogni opera un messaggio, un piccolo racconto certe volte ironico, senza parole evidentemente, ma udibile da chi crede nella poesia.

Mi reputo l’inventore del vassoio perché ad un certo momento della nostra civiltà non si sapeva più come porgere un bicchiere, un messaggio, una poesia. Sono nato in una famiglia di pessimo buon gusto e faccio del pessimo buon gusto la chiave di liberazione della fantasia.

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Nota alla foto di apertura del post: “Makers” è il libro che ho acquistato assieme al catalogo della mostra nella libreria della Triennale e non è parte integrante delle pubblicazioni della mostra.

Benzine in Triennale

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Stamattina non volevo andarci.

Mi sono alzata e ho visto la nebbia. Mi sono detta: “No… Resto sotto le coperte con un buon libro, in assoluta pigrizia”. Invece mi sono sforzata, mi sono preparata ed armata del mio ormai immancabile ed inseparabile taccuino nero, sono andata alla Triennale di Milano a visitare la “mostra” (le virgolette sono d’obbligo) “Benzine – Energie per la mente” organizzata dalla Fondazione Marino Golinelli.

Mai scelta fu più indovinata! E’ una “mostra” che consiglio vivamente di visitare (è aperta fino al 24 marzo).

Continuo a menzionare la parola “mostra” tra virgolette perchè non è una esposizione nel senso canonico del termine: è una sequenza di spazi che – per parole chiave – offre stimoli e riflessioni utilizzando video, installazioni d’arte, filmati divulgativi e frasi-icona che ruotano attorno ad una contaminazione ed interdisciplinarietà utili a stimolare creatività, pensieri e passioni.

Di seguito una serie di appunti trascritti dalle pareti dello spazio espositivo, ascoltati nei video proiettati e catturati qui e là, aggirandomi all’interno della “mostra”.

Sull’Arte

“[…] Non si tratta soltanto di venirne ricaricati, come dopo una buona dormita o una vacanza, ma di venire ricaricati a un voltaggio completamente diverso. L’arte non può offrire nessun ritorno immediato. Il suo tasso di cambio è energia per energia, intensità per intensità” (Jeanette Winterson)

L’arte contribuisce a riprogrammare la nostra percezione e la nostra immaginazione, nutrendo così lo spirito.

L’arte non è razionale, è intuitiva.

Sulle Idee

Le nuove idee sono diventate fondamentali per la crescita economica.

Le buone idee sono sempre state copiate.

“Il modo migliore per avere una buona idea è avere tante idee” (Linus Pauling)

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I Superflex operano un passaggio successivo che segna simbolicamente l’avvento di una nuova era: non è più il “comprare” l’essenza dell’uomo contemporaneo ma il “copiare”, ovvero l’appropriarsi di idee e modelli pre-esistenti per trasformarli […] in modo che assumano una forma sempre diversa e potenzialmente sempre nuova

(I copy therefore I am)

Sulla Creatività

“Creatività è connettere cose” (Steve Jobs)

La Creatività è un mistero della mente umana.

Come si sviluppa il processo creativo:

  1. accorgersi del problema;
  2. capire il problema studiando tutto quello che è stato fatto in materia e vedendo le cose da un punto di vista diverso;
  3. essere curiosi ed aperti mentalmente;
  4. rilassarsi lasciando che le idee vadano in incubazione (il cervello rivolge l’attenzione al suo interno);
  5. quando arriva l’idea, si procede con attenzione, concentrazione e tenacia;
  6. si è misurato che ci vogliono circa 10.000 ore di allenamento (10 anni circa) per produrre.

La Creatività della nostra mente non potrà mai essere sostituita da un computer.

Sugli Altri

“Nessun uomo è un’isola” (John Donne)

I social network hanno contribuito all’estensione delle connessioni, ma resta fondamentale anche l’incontro di persona, perchè siamo influenzati da quello che ascoltiamo, dagli odori… e perchè la verità è scritta sul nostro viso.

“Tutti noi impariamo di più quando ci sono più persone intorno a noi, quando possiamo osservare successi e fallimenti degli altri. Dal momento che la caratteristica essenziale dell’umanità è la nostra capacità di imparare l’uno dall’altro, le città ci rendono più umani” (Edward Glaeser)

Su Il Nuovo

Libri! Uno piccolo spazio a disposizione con alcuni puff sui quali accoccolarsi e sfogliare le copie in consultazione. Alcuni testi che ho individuato e che hanno catturato la mia attenzione:

“A chi non vive lo spirito del suo empo, del suo tempo toccano solo i mali” (Voltaire)

Sull’Imparare

“Non limitare tuo figlio a quello che sai tu, perchè lui è nato in un altro tempo” (Tagore)

Non siamo recipienti da riempire. Il processo neurologico di apprendimento si attiva quando abbiamo voglia di imparare veramente (non forzatamente).

Connettere per creare valore.

C’è bisogno di persone che imparano, pensano, sviluppano i propri talenti e trovano nuove soluzioni.

L’installazione artistica associata al concetto di Imparare è di Tim Rollins e del collettivo K.O.S. (Kids of Survival): un progetto nato in zone disagiate, utile a sviluppare talenti attraverso la scrittura, la pittura e altre discipline creative.

Su La Passione

“Trova un lavoro che ti piace, e non lavorerai mai più un giorno in vita tua.” (Confucio)

La Motivazione arriva dal di dentro ed è frutto di una emozione, non di un ragionamento.

L’importanza della Autonomia.

“Questo sol m’arde, e questo m’innamora” (Michelangelo Buonarroti)

L’installazione artistica (un video) associato (ed in contrapposizione) con il concetto di Passione si intitola “Casting” ( di Joao Onofre): alcuni studenti in una ipotetica audizione, ripetono la farse “Che io abbia la forza, la convizione, ed il coraggio” (Ingrid Bergman nel film “Stromboli” di Roberto Rossellini)

Chiudo con queste tre parole ascoltate da Andrée Ruth Shammah: Tempo – Energia – Passione.