Parole chiave

Parole chiave.

Quelle parole che – nel bene e nel male – hanno specifici effetti in chi ascolta.
Ma anche quelle parole che sono diventate talmente tanto “chiave” (grazie all’uso massiccio, massivo e indiscriminato) che possono risuonare fastidiose, stonate o stancanti.

Io ne ho quattro.

Inclusivo – Esclusivo – Opportunità – Straordinario

Quattro parole che mi sono stancata di ascoltare, sentir pronunciare, leggere.
E su cui ho deciso di dedicarci questo articolo un po’ a futura memoria (mia), un po’ per riflettere per iscritto sul perché.

Inclusivo, un termine che ormai viene usato sempre e comunque.
Mi fa venire in mente (per associazione di idee) il termine “green washing”: altra parola che sta scalando velocemente le classifiche di utilizzo, alla quale – in questo caso – mi riferisco in termini di “se non la uso non sono credibile”.
Questa riflessione arriva dalla lettura di un articolo di Vera Gheno pubblicato nel numero di “Cose” (de Il Post) dedicato alle “Questioni di un certo genere”.
Uno scritto che mi ha fatto riflettere sul significato della parola in questione e sulla quale viene posta la seguente domanda (che riscrivo con parole mie): “Siamo sicuri che includere sia la cosa più giusta da fare, e che invece non sia più giusto riconoscere la diversità?”
Una sottile linea di demarcazione di significato che diventa (nello specifico di quel testo) quasi il suo contrario fatto di esclusione: perché se includi qualcosa, qualcosa d’altro lo escludi…

E così arrivo alla seconda parola: Esclusivo.
Che in questo caso interpreto come un’appartenenza ad un “gruppo di eletti”, sulla quale tanto hanno costruito (e costruiscono) operazioni di marketing e di vendita, non sempre di qualità e che comunque continuano ad avere presa su alcune nicchie di mercato.
Quanto estese lo ignoro, però. Perché – oggi come oggi – non so quanto l’esclusività abbia ancora un senso reale (e non solo evocativo).

Vado avanti.
E’ il turno di Opportunità.
Termine usato e stra-usato da un certo mondo della formazione anni ‘80/‘90 e che – secondo me – sta mostrando tutta la ruggine e la vetustà di significato del caso.
Soprattutto quando viene utilizzata da coloro che cercano di venderti qualcosa, incuranti – consapevolmente o meno – della ormai perduta “asimmetria informativa”.
Incuranti anche – consapevolmente o meno – del significato che ha assunto nel corso del tempo: un significato che talvolta odora di fregatura.

Finisco con il botto: Straordinario.
Una parola che mi provoca molto fastidio ogni volta che la sento pronunciare.
Una parola che – almeno nella mia testa – va a braccetto con le precedenti “opportunità” ed “esclusivo” e che talvolta mi sono sentita rivolgere con intenti che andavano dall’adulazione alla motivazione, passando per “l’opportunità straordinaria” (e “irripetibile”).
Un (altro ed ulteriore) termine che paga il suo significato a causa di un utilizzo diffuso e – talvolta – improprio.

Inclusivo – Esclusivo – Opportunità – Straordinario

Non sono cattive parole.
Come tutte le cose, non hanno una natura specifica.
Hanno una definizione, ma l’uso che ne facciamo fornisce loro un’ulteriore definizione (un significato) a seconda di come le decliniamo e le associamo a situazioni, facendole nostre.

Forse è necessario prestare una maggiore attenzione alle parole che scegliamo di usare, con cognizione di causa e ascoltando ciò che ci circonda.
Senza cedere alla seduzione delle parole di moda, bensì comunicando in un modo che ci rappresenta di più, che ha un significato più attinente a ciò che vogliamo realmente dire e che vogliamo far comprendere a chi ci ascolta.

Leadership e comando

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Qualche giorno fa ho assistito ad un dialogo nel quale si menzionava la parola “comando” all’interno di un ragionamento di “leadership”.

Sentendo utilizzare la parola “comando” ho prestato maggiore attenzione e ho pensato alla (apparente) sottile differenza che c’è tra i due termini. Una differenza che, se non colta, può generare equivoci di interpretazione e – conseguenti – difficoltà di gestione di progetti e di dinamiche interpersonali.

Per curiosità (e personale ossessione di precisione linguistica), sono andata a cercare i significati delle due parole sul sito della Treccani:

  • leadership s. ingl. [comp. di leader «capo, guida» e -ship, terminazione che esprime condizione, ufficio, professione e sim.], usato in ital. al femm. – Funzione e attività di guida, sia con riferimento a individui o organi collegiali in quanto dirigano un gruppo o un’impresa, sia, in senso politico-sociale, con riferimento a un partito o a uno stato.
  • comando s. m. [der. di comandare]. – 1. Atto di comandare, ordine impartito; le parole con cui s’impartisce l’ordine; la cosa stessa comandata: dare un c.; aspettare il c.; fare, eseguire i c.;obbedire a un c.; parlare con tono, con voce di c.; essere ai c. di qualcuno, essere avvezzo a obbedirgli; essere, stare ai c. di uno, essere alle sue dipendenze, a sua disposizione; ai vostri c., ai suoi c., detto da chi si mette a disposizione di qualcuno e si dichiara pronto a servirlo. 2. Facoltà, autorità di comandare, e la funzione stessa, il grado di chi è investito di tale autorità […] [definizione completa a questo link: http://www.treccani.it/vocabolario/comando1/]

leadership-training

Leggendo attentamente, Treccani per definire i due termini utilizza parole dai significati molto diversi, assimilabili a guidare (per la leadership) e ordinare (per il comando). Azioni che hanno un significato – a mio avviso – profondamente diverso che si sposano con una azione “educativa/ispirazionale” la prima, fortemente “direttiva” (e a senso unico) la seconda.

Personalmente ritengo che il termine leadership sia difficilmente traducibile in italiano, ma ho comunque cercato le traduzioni dall’inglese all’italiano utilizzando due principali piattaforme online, ottenendo risultati un po’ più ambigui (che confermano la mia perplessità):

  • Google Translator (per certi aspetti più approssimativa, anche se migliorata rispetto a qualche tempo fa) alla parola leadership fa corrispondere – in italiano – la parola “comando”
  • Word Reference fa corrispondere parole come “guidare” e “dirigere” (a questo link le varie traduzioni).

Credo che per comprenderne appieno il significato sia necessario fare un passaggio intermedio, risalendo alla origine della parola e – dalla sua origine – tentare di risalire al suo significato in italiano:

leader[ship] deriva da to lead che (in italiano) significa condurre/guidare

leadership-inspiration

Se poi tento di costruire un personale elenco di caratteristiche distintive tra i due termini, utili ad orientarmi, scriverei:

Leadership non fa necessariamente rima con comando [un assunto secondo me molto importante]

  • Comandare è una azione
  • Leadership è (anche e forse soprattutto) una sorta di identità

In termini di riconoscimento/incarico

  • Il comando ti viene dato (o – nel bene e nel male – te ne appropri)
  • La leadership ti viene (anche) riconosciuta (ed eventualmente affidata) per quello che sei e fai (un riconoscimento quasi di autorità)

In termini di durata temporale

  • Il comando può avere una durata temporale limitata
  • La leadership non necessariamente (se acquisita e riconosciuta come “identità”, può avere una durata quasi illimitata)

C’è una grande differenza di contenuto e di significato tra queste due parole. Che può incidere profondamente nella comprensione e nell’approccio alle cose, così come nella individuazione di persone adatte a ricoprire ruoli e svolgere compiti.

Variabili, queste – a mio avviso – da non sottovalutare.

[Le immagini scelte – dal web – seppur di lingua inglese, aiutano a dare una maggiore chiarezza di significato alla parola leadership attraverso sinonimi e attività/azioni ad esse correlate.]