Terzo appuntamento del Coaching Lab di Extraordinary: oggi è stata la volta di Federica Tagliati, psicologa e ipnoterapeuta “ericksoniana”.
Bravissima e molto comunicativa, ci ha trasmesso il suo amore e la sua passione per Milton Erickson e per la sua metodica.
Sin dal Practioner e dal Master Practioner di PNL (Programmazione Neuro Linguistica) ero rimasta incantata dai filmati su Milton Erickson (nei quali si coglieva la sua misteriosa facilità nell’interagire con i pazienti) e – contemporaneamente – sconfortata dal cercare di capire il “Milton Model“, per me quasi incomprensibile. Forse un metodo troppo intuitivo e ricco di suggestioni, per cercare di incasellarlo in uno schema ben preciso (mi ricordo ancora il foglio in A3 che mi diedero al Practioner con – da un lato – il metodo di Virginia Satir e – dall’altro – quello di Milton Erickson: tanto il primo era chiaro, quanto il secondo era per me imperscrutabile).
Oggi invece abbiamo lavorato tantissimo, mettendo a prova noi stessi e confrontandoci con le nostre emozioni.
Non è stata una passeggiata, ma l’apprendimento e l’arricchimento sono stati notevoli.
Grazie a Federica e alla sua passione, ho aggiunto un altro piccolo pezzo al puzzle della Crescita Personale, sperimentando emozioni e la loro localizzazione nel fisico (avendo una piccola conferma di alcune prime riflessioni fatte qualche mese fa): abbiamo sperimentato dove è possibile “tracciare” l’emozione che stiamo vivendo e comunicando attraverso le parole (i toni di voce). Grazie anche ai suggerimenti di Fausto Madaschi, anche lui tra gli allievi del corso.
Ho imparato ad ascoltare ed intuire il ritmo del respiro, comprendendone appieno l’importanza. Tra le altre cose ho conosciuto la Respirazione Tattica, scoprendo che è in grado di regolarizzare il (mio) battito cardiaco; di derivazione militare, si sviluppa nel seguente modo: 4 secondi inspiro, 4 secondi apnea, 4 secondi espiro, 4 secondi apnea. All’inizio ho avuto una impennata del battito cardiaco, poi – come per magia – si è stabilizzato, rallentando, contribuendo a infondere uno stato di calma.
Ho apprezzato la rilevanza che l’intonazione della voce ricopre nella comprensione del nostro interlocutore e dei suoi stati d’animo, al di là delle parole utilizzate, dicendo molto di più di quanto i vocaboli da noi usati sono in grado di descrivere.
Prosegue così un affascinante viaggio, imparando a scandagliare e conoscere sempre più la mente e l’animo umano, alla scoperta di nuove risorse (a volte ignote), da angolazioni sempre diverse.
E la passione e la voglia di approfondire cresce sempre più.
Un pensiero riguardo “A confronto con il Milton Model”