…il pessimismo non aiuta, comunque vada a finire. Avere un sano scetticismo è molto differente dall’essere pessimisti.
Un paio di giorni fa ho finito di leggere (a tempi di record) il libro di Sebastiano Zanolli. Letto in sequenza (praticamente insieme) con il suo precedente lavoro “Io, società a responsabilità illimitata” (come suggerito da Pierangelo Raffini nel suo post), non sono in grado di ricordarmi cosa c’è scritto in uno e cosa nell’altro, costituendo entrambi (almeno per me) un unico discorso.
Però a livello emotivo sono stata molto coinvolta da “Dovresti tornare a guidare il camion, Elvis”; forse perchè con il precedente ho “scaldato i motori”, entrando con la testa nel suo modo di scrivere (sono stati i primi libri suoi che ho letto), e/o forse perchè l’ultimo lavoro è andato a toccare delle corde particolarmente sensibili, attraverso una sequenza di pensieri e riflessioni messi nero su bianco.
Infatti rispetto ad altri autori, Sebastiano ha un modo di scrivere particolare: ogni frase è a capo, come un pensiero ben distinto ma – contemporaneamente – ben legato alle altre riflessioni che seguono e che precedono.
La mia personalissima impressione è stata quelle di leggere un blocco di appunti scritto da un amico, ricchissimo di spunti (tante le citazioni di autori e testi), da cui poter partire con riflessioni e ricerche personali, come in un sistema “ad albero”, le cui radici, ed il cui tronco, sono rappresentati dal suo lavoro.
Una sequenza (una “mitragliata”) di suggerimenti e di robuste iniezioni di fiducia in se stessi e nelle proprie capacità (anche se il coro delle sirene e dei pessimisti attorno a te dice esattamente il contrario).
Una fonte inesauribile di stimoli per trovare l’ispirazione nella ricerca dei propri talenti e della forza che ognuno di noi ha (magari seppellita sotto notevoli sovrastrutture dis-funzionali e/o messa a tacere dalla cacofonia disfattista).
Un libro da rileggere ogni volta che se ne senta la necessità, grazie anche alla sua agilità, sinteticità e semplicità (tre caratteristiche non da poco in un mondo come quello di oggi, pieno di individui che amano parlare e parlarsi addosso fino allo sfinimento dell’interlocutore).
Un testo scritto da una persona che lavora (“un manager atipico”, come descritto nel retro di copertina), appassionato di formazione e di autoformazione. E proprio per questo in grado di sintetizzare, fondere e concretizzare questi mondi tra loro, a volte, scollati.
Una persona, che grazie a quello che è e che fa è riuscito a trovare il suo filo rosso che tutto lega: una ricerca che spetta a ciascuno di noi, anche per tentativi ed errori perché non siamo infallibili e non dobbiamo avere paura di sbagliare.
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